L’Italia
esce malissimo dalla spedizione tedesca e non si placano le polemiche intorno
al lavoro di Luciano Spalletti, considerato tra i principali artefici della
disfatta insieme ai calciatori e ai dirigenti: Gravina su tutti. Nonostante il
polverone dei media, nessuno ha fatto un passo indietro verso le dimissioni. In
queste ore, ha parlato Paolo Nicolato al Messaggero Veneto, ex selezionatore
azzurro delle giovanili e attuale commissario tecnico della Lettonia.
Uno che
conosce benissimo pregi e difetti del nostro movimento da diversi anni. Cosa
succede dalle giovanili alla prima squadra? Perché il processo di crescita dei
ragazzi si interrompe nella fase clou? Domande a cui ha provato a rispondere l’ex
selezionatore azzurro nel corso della sua ultima intervista.
“Non è una novità che da un po’ di tempo non
siamo più competitivi – spiega Nicolato. Perché è diverso il percorso seguito dai giocatori Europei rispetto ai
nostri ragazzi. I quali, una volta usciti dai campionati giovanili, all’età di
20, 21, 22 e 23 anni vengono utilizzati molto di meno nelle prime squadre
rispetto ai loro coetanei degli altri Paesi. O noi abbiamo una mentalità in
base alla quale, prima di fidarci di un ventenne, ci mettiamo troppo tempo, e
questo avviene non solo nello sport, oppure la Nazionale, come dico spesso, è
il risultato di un sistema, in cui siamo tutti responsabili se non si tocca il
punto che vorremmo. La salute del movimento purtroppo è questa: se su 60
milioni di abitanti riusciamo a mettere insieme solo 30-40 giocatori di un
livello discreto per rappresentarci nelle grandi competizioni bisogna
probabilmente farsi qualche domanda".
Le
possibili soluzioni e cosa fare per ripartire e farsi trovare pronti per il prossimo biennio in vista del Mondiale 2026, a distanza di due cicli fallimentari. "Ristrutturare significa partire dal
basso, per poi salire gradualmente in alto. Non sarà semplice, non è un
processo che si completerà in 2-3 anni, questo è poco ma sicuro".
di
Mario Lorenzo Passiatore