Serie C

Eziolino Capuano: “Ho il gemello scem*, avrei fatto un’altra carriera se…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Dal Web

Pubblicato il 28/12/2023

L’allenatore del Taranto si è raccontato in maniera intima e passionale, parlando del suo modo di vivere la partita e del rapporto con lo spogliatoio. “Vivo il calcio come l’attesa del sabato del villaggio di Leopardi. Per me la partita è attesa, se avessi avuto questa testa in passato…”

Il Taranto di Eziolino Capuano è quinto in classifica nel girone C di Serie C a soli due punti dal secondo posto. Un rendimento importante che ha convinto anche i più scettici a ritornare allo stadio: dai 300 della passata stagione ai 13mila delle ultime gare interne. Un vero e proprio successo dal punto di vista della passione e del coinvolgimento emotivo.

La rinascita di una piazza che adesso torna a sognare e a sperare con il suo condottiero. Taranto nelle mani di Capuano, il leader che la città ionica cercava da anni per ripartire verso nuove ambizioni. In queste ore, Eziolino ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport  e ha toccato un serie di argomenti interessanti. Dal ruolo dell’allenatore al rapporto con staff e calciatori.

“L’allenatore deve avere più componenti. L’allenatore è quello che non dorme. E’ come un bravo chef, deve saper cucinare con gli ingredienti che ha. Deve gestire 30 esseri umani, deve essere autorevole e autoritario. Più bassa è la categoria e più difficile è fare l’allenatore. Devono ritenerti credibile, poi devono ritenerti bravo. A quel punto i calciatori ti seguono. In caso contrario ti ritengono un fallito o semplicemente una brava persona”.

Il temperamento e il carattere di uomo che non ha mai fatto nulla per nascondere il suo modo di essere, spesso e volentieri anche a microfoni accesi. “Sono sempre rimasto me stesso dal punto di vista della dignità e della coerenza. Dico quello che penso con grande schiettezza. Se fossi stato quello di adesso in passato, avrei fatto un'altra carriera. Spesso lo dico anche ai miei giocatori: ho il gemello scemo. Quando faccio un’esternazione forte, poi mi rivedo e mi vergogno di me stesso. E’ una citazione di Carletto Mazzone. E vale lo stesso per me”.

L’essenza della partita, il trasporto emotivo e lo stress della panchina in grado di creare situazioni contrastanti nell’arco dei novanta minuti.  “Vivo il calcio come l’attesa del sabato del villaggio di Leopardi. Ho una discreta cultura e ho sempre cercato di migliorarla. Per me la partita è attesa, nel momento in cui ottieni la gioia, poi non si concretizza mai, ti rimane sempre la sofferenza. Tu fai un gol ed è l’apoteosi. Poi dici, e se la pareggio? Non riesci nemmeno ad esultare. E’ la stessa cosa della paura. Vuol dire avere coraggio. Anche una sostituzione, una scelta. Se pensi sempre a tutto non fai mai nulla”.

La nuova avventura a Taranto: una nuova rivincita a distanza di un ventennio. “Taranto l’ho rivoluta. L’ho aspettata 21 anni. La prima volta ero un bimbo con Pieroni. Quando mi esonerarono dissi: ‘qui ci ritornerò’. Quando Giove mi ha chiamato, ho pensato: ‘ecco quel momento, è arrivato’. Ho salvato quella squadra e per un gol non l’ho portata ai play off. Adesso stiamo facendo qualcosa di importante”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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