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Evra: “Vendevo droga e mangiavo Big Mac dalla spazzatura”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Wikimedia Commons

Pubblicato il 28/04/2022

L’ex calciatore francese ha raccontato una fetta della sua infanzia particolarmente significativa. Un trascorso che gli ha permesso di superare i disagi della vita e affermarsi nel calcio. “Il ricordo più bello lo devo all’Italia, a volte di notte recuperavamo dalla spazzatura i Big Mac freddi e poi…”

Siamo abituati a vederlo sorridere in tv come sui social, dove è sempre attivo dai suoi account ufficiali. Patrice Evra, ex terzino di Manchester United e Juventus ha avuto una carriera incredibile, segnata da innumerevoli trofei. Ma prima ha dovuto superare molteplici problemi nel corso della sua infanzia. Nato a Dakar, in Senegal, si è trasferito da lì a poco in Francia. Un’esistenza segnata dalla povertà e dalla voglia di emergere per realizzare il sogno di una vita. Si è raccontato nel corso del programma 'BBC Freeze The Fear, parlando di uno spaccato della sua vita non ancora noto.

"Prima di diventare calciatore facevo spesso tre cose: vendere droga, chiedere l’elemosina fuori dai negozi e lavorare in un rivenditore di TV. Di queste tre cose, una sola non è vera: non ho mai venduto TV. Avevo circa 13 anni e chiedere l'elemosina davanti ai negozi per me era normale. A volte di notte recuperavamo dalla spazzatura i Big Mac freddi che venivano gettati dal Mc Donald e li mangiavamo".

Il calcio e la nuova avventura in Italia gli hanno salvato la vita. Le chiamata del Marsala nel 1998, all’epoca in Serie C1 e poi del Monza l’anno seguente, gli hanno permesso di crescere e di vivere una realtà diversa rispetto a quella precedente. Ed è per questo che il terzino francese sarà sempre grato all’Italia.

“Quando mio padre lasciò la famiglia, tutto cominciò a somigliare al caos. Il calcio mi ha salvato la vita. Sono venuto in Italia a 17 anni. Ricordo che quando siamo arrivati, ci hanno servito del cibo. Poi sono andato nella mia stanza e ho chiamato mia madre, seduto ancora con la tuta addosso: ‘Mamma, qui è come il paradiso - le dissi -. Le persone ci servono da mangiare: due forchette da un lato, due coltelli dall’altro’. Questo è il mio ricordo più bello della mia vita”.

La sua infanzia, spiega sempre alla BBC, è stata segnata da un altro episodio davvero triste. Ha scelto di condividere la sua esperienza e di parlarne senza filtri ai media. "Essere abusato sessualmente a 13 anni ha avuto un impatto pesante sulla mia vita. Provi vergogni per te stesso e non ti fidi più di nessuno". Insomma, dietro quel sorriso stampato ogni giorno, c’è una storia particolarmente forte che è riuscito a mettersi alle spalle.

di Mario Lorenzo Passiatore

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