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Sacchi e quegli aneddoti bizzarri con Gullit e Pelé

di Redazione

Foto di Flick - Wikimedia Commons

Pubblicato il 08/04/2022

L’ex allenatore della nazionale per commentare l’ultimo turno di Champions League ha riportato alla luce due aneddoti simpatici della sua carriera. Le confidenza con Gullit e Pelé, due chiacchiere con due giocatori che hanno segnato la storia di questo sport. “Gullit mi disse una volta: proviamo a buttare anche noi il pallone in area e poi…”

In una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport Arrigo Sacchi ha raccontato alcuni aneddoti che hanno caratterizzato la sua vita da allenatore. Su tutti certamente il dialogo con Pelé a Euro 2000. Un concetto che ha tirato dentro per commentare la prestazione dell’Atletico Madrid contro il Manchester City in Champions League. Una difesa a oltranza che il profeta di Fusignano non ha per nulla gradito, un modo totalmente diverso di vedere e interpretare il calcio e che, per certi versi, gli ha ricordato una partita tanto cara a noi italiani.

“All’Europeo del 2000 ero in tribuna all’Amsterdam-Arena a vedere Italia-Olanda, la semifinale. Di fianco a me c’era Pelé. Alla fine vincemmo ai rigori, dopo una partita passata tutta nella nostra metà campo a difenderci. Pelé mi disse: “Peccato, avete dei buoni giocatori, ma non sapete giocare a calcio”. Ecco, l’Atletico si comporta allo stesso modo: difesa, difesa e difesa”.

Una gara storica quella del 29 giugno 2000, con un super Francesco Toldo che ci spalancò le porte della finale dell’Europeo. Purtroppo poi ricordiamo tutti com’è finita: il famoso golden gol di David Trezeguet che la spedì sotto l’incrocio.

Sacchi così ha continuato a parlare del suo modo di vedere il calcio, con un esempio pratico di quando allenava il Milan. Ha riportato alla luce un aneddoto con Gullit. Uno scambio di battute intenso che ha lasciato senza parole il calciatore olandese.

“Lo sa che cosa mi disse Gullit una volta? Mister, perché non proviamo anche noi a buttare il pallone in area, siamo forti di testa, magari segniamo. No, perché se per sfortuna facciamo gol, va a finire che giochiamo sempre in quel modo. E non volevo: il calcio per me è fraseggio, organizzazione, pressing, palla rasoterra, dominio del campo”.

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