Calcio Estero

Diogo Jota confessa: “Ho pagato per giocare a calcio”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di transfermarkt

Pubblicato il 26/08/2022

Il talentuoso giocatore del Liverpool ha raccontato uno spaccato della sua vita nell’ultima intervista rilasciata a Sky Sports UK. Sono emerse delle vicende poco edificanti che risalgono al suo trascorso in Portogallo, quando per giocare era costretto a pagare: “Le cose andavano così, dovevi pagare perché…”

Le dichiarazione che non ti aspetti e che fanno tanto rumore in Premier League. Jota nel 2020, dopo tre stagioni al Wolverhampton approda al Liverpool. Un sogno forse nemmeno contemplato e considerato quasi irrealizzabile per chi in Portogallo ha fatto fatica a imporsi da piccolino. Non era nel gruppetto dei più forti nelle relazioni giovanili, poi la crescita è stata esponenziale al punto da avvicinare gli osservatori dell’Atletico Madrid nel 2016.

Un percorso tortuoso fatto anche di soldi, tanti quelli che il papà di Diogo ha dovuto versare per permettere al figlio di scendere in campo quando era ancora in Portogallo. Più che una confessione, è una vera denuncia quella fatta a Sky Sports UK. Una piaga che riguarda tanti settori giovanili, spinti e sostenuti da risorse che esulano dal rettangolo di gioco.

“Quando avevo 16 anni, ho giocato per il Gondomar. Ho dovuto pagare mensilmente per poter giocare. In realtà non ero io a pagare ma lo facevano i miei genitori. Le cose andavano così, dovevi pagare per giocare. Le cose sono diverse in Portogallo e in Inghilterra. Solo quando mi sono trasferito al Pacos ho iniziato a guadagnare qualcosa”.

Prima di affermarsi nel calcio europeo (specialmente in Premier League), è sempre rimasto un filo in disparte, oscurato dalla fucina di talenti che il Portogallo sforna ogni anno. E la sua generazione offriva di meglio sotto i diciotto anni, in realtà Diogo Jota era solo da scoprire, bastava un pizzico di fiducia e serenità in più. Ad accorgersi del talento smisurato del portoghese è la Gestifute, la nota agenzia di Jorge Mendes, uno dei procuratori più influenti e potenti al mondo. Lo porta in Premier ai Wolves, una sorta di quartier generale per la sua scuderia, quasi un passaggio obbligato. Dopo tre anni, Jurgen Klopp stacca un assegno di 45 milioni per soffiarlo a una folta concorrenza.

“Molti dei miei compagni si sono trasferiti al Porto e al Benfica. Ed ero considerato un buon giocatore, ma non sono mai stato il migliore. Quando si è presentata l'occasione, l'ho colta. Penso che quando sei giovane, sei sempre pieno di speranza e fiducia nell'avere successo. Ma probabilmente non credevo di poter arrivare al Liverpool”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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