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“Padrelotti”, ecco come il Real Madrid ha celebrato Carlo Ancelotti

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Wikimedia Commons

Pubblicato il 28/05/2022

Social impazziti dal quartier generale di Madrid, la vittoria sul Liverpool ha regalato l’ennesimo record a Carlo Ancelotti e al suo Real. E’ la quinta Champions nell’ultimo decennio per il club, dati che raccontano un dominio incredibile della squadra spagnola e anche del signore che siede in panchina: quattro con due squadre diverse, nessuno come lui

Finiti gli aggettivi, piovono i neologismi. “Padrelotti”, o se preferite il padre della competizione, perché nessuno come lui ha vinto quattro Champions League nella storia. E’ il tweet meraviglioso del Real Madrid che celebra così la Decimocuarta, la quattordicesima coppa del club. Un numero spaventoso, se pensate alle difficoltà di arrivare in fondo al torneo più difficile d’Europa.

PSG, Chelsea, Manchester City e Liverpool. Ha incontrato ed eliminato le tre inglesi più forti e poi la squadra di Pochettino. Dagli ottavi in poi ha rimontato e steso tutti. Anche in maniera fortunata e rocambolesca. La cosa che fa più specie è che il Real negli ultimi dieci anni ne ha vinte cinque. Un dato che conferma lo spessore di questo club, abituato a vincere e a tenere sempre alta l’asticella. Pure in un anno in cui li si chiedeva di ricostruire, sono riusciti a centrare il bottino pieno.

“Padrelotti”, per dirla ancora alla madrilena, ha conquistato l’ennesimo record di una carriera senza precedenti. Quest’anno è diventato il primo allenatore ad aver vinto tutti e cinque i principali campionati europei, il primo a vincere quattro Champions, il primo a vincerne in tre decenni diversi. Insomma, il primo.

A fine gara ha raccontato a caldo le sue emozioni per la vittoria sul Liverpool di Jurgen Klopp. "Sono contento, non penso a quello, penso che siamo arrivati in fondo a una competizione così difficile. Lo abbiamo fatto grazie al cuore, all’esperienza e alla forza di questa squadra. Vinicius ha fatto gol, Courtois ha parato, è finita la giostra. L’esigenza di questo club è di pensare al prossimo anno. Siamo stati bravi perché non abbiamo dato l’opportunità al Liverpool di attaccare dietro. Se torniamo indietro si diceva che sfortuna in Psg, che sfortuna il Manchester City. L’unica partita in cui forse partivamo alla pari era forse questa. Perché il Liverpool era la squadra più decifrabile, perché ha un’identità definita. Forse non abbiamo giocato un calcio estetico straordinario, ma rischiare di uscire con la palla al piede incentivandoli a pressare non mi sembrava il caso”. 

Poi ha raccontato l’aneddoto con il presidente Florentino Perez. Dopo una grande sconfitta è arrivata una grande promessa, quasi da non credere. “Cosa ho detto a Perez? Che il 20 marzo quando abbiamo perso con il Barcellona, l’avevo tranquillizzato: non ti preoccupare, vinciamo la coppa e il campionato”. 

di Mario Lorenzo Passiatore

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