Calcio Totale Racconta

L’altra partita: la panchina, le lacrime e l’abbraccio con il figlio

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Flick - Wikimedia Commons

Pubblicato il 05/05/2022

Più di due match, oltre i supplementari e le giocate dei singoli campioni che hanno animato una doppia sfida che resterà per sempre nell’immaginario collettivo di chi ama questo sport. Nel finale la fotografia più umana: le lacrime di Ancelotti mentre abbraccia il figlio Davide e la tensione emotiva di tutta la panchina

Due gare che entrano di diritto nella storia della massima competizione continentale: 11 gol, una rimonta nel finale, i tempi supplementari e il trionfo del Real di Carlo Ancelotti. Un altro che continua a collezionare record: giocherà la quinta finale di Champions League in carriera. E incontrerà per la terza volta il Liverpool nella partita che varrà il titolo. Fresco di vittoria della Liga, nel weekend aveva messo un altro mattoncino nella storia: il primo allenatore a trionfare nei principali cinque campionati europei. Una settimana incredibile per l’allenatore di Reggiolo.

Oltre all’aspetto meramente sportivo, di cui si è già detto tutto in queste ore, c’è un altro momento ancora più significativo: la tensione emotiva della panchina e dei leader del gruppo. Cosa non abbiamo potuto apprezzare pienamente durante la partita, più storie che meritano di essere raccontate. Nei minuti finali, al fianco di Ancelotti, i due alfieri Blancos, Marcelo e Benzema, a sostenere e incitare i compagni. In piedi, quasi a dare animoso supporto al tecnico italiano. Il brasiliano passeggiava elettricamente su e giù per l’area tecnica, il francese alternava i morsi di paura all'asciugamani a indicazioni sparse ai suoi compagni. 

I due calciatori sono stati più volte richiamati all’ordine da Antonio Pintus, preparatore italiano, con un trascorso importante nello staff di Antonio Conte e della nazionale. Pintus intendeva riportare serenità in panchina, una missione praticamente impossibile. Sono saltati fuori tutti al cambio di Militao, con i giocatori e parte dello staff che contavano (con le mani) le sostituzioni fatte nell’arco della partita. Capita anche questo, meglio non rischiare. A far da contorno la gente del Bernabeu, emotivamente coinvolta dal marasma di emozioni e sensazioni che si susseguivano. Tutti rigorosamente in piedi.

Al triplice fischio la cartolina più umana dell’intero confronto. E anche la più significativa per chi riesce ancora oggi ad emozionarsi. L’abbraccio tra Ancelotti e il figlio Davide, sempre al suo fianco. Lacrime di commozione, un momento intimo, di famiglia, all’interno del Santiago Bernabeu. Due parole sussurrate all’orecchio, Carlo piange e annuisce: si chiude con un abbraccio lungo e intenso per chi ha capito di essere con due piedi nella storia. E’ calcio anche questo ed è la componente che non vorremmo mai perdere. La più genuina, la più vera, neppure dopo due partite meravigliose. Una serie tv nel teatro dell'assurdo, il Santiago Bernabeu, dove nulla è davvero impossibile.

di Mario Lorenzo Passiatore

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