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Pippo Russo: “Squadre B progetto fallito. Le multiproprietà sono da bloccare” ESCLUSIVA

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 03/01/2022

Tra mercato, Fair Play finanziario e il fenomeno delle multiproprietà, abbiamo intervistato Pippo Russo: docente e giornalista di Repubblica, Corriere dello Sport e Calciomercato.com. "Le seconde squadre? Il fine è sbagliato. Dovrebbero formare i giovani, invece sono una macchina per fare plusvalenze"

E’ una delle firme più pungenti del giornalismo sportivo d’inchiesta. Autore di diversi libri sul calcio come “Gol di rapina” e “L’orgia del potere”. Un vero e proprio focus sui super procuratori, i fondi d’investimento e tutti gli attori dell’economia che ruotano intorno allo sport più bello del Mondo. Ha raccontato nel suo libro la storia di Jorge Mendes, definito il padrone del calcio globale, in grado di influenzare le politiche societarie dei club. Abbiamo parlato della crisi economica del Valencia, del fenomeno delle multiproprietà, anche oltre i confini nazionali, di Fair Play finanziario e del braccio di ferro Messi-Barça, con il presidente Bartomeu che non intende liberarlo a zero.

Pippo, si parla spesso del fenomeno delle multiproprietà: De Laurentiis con Napoli e Bari, Lotito con Lazio e Salernitana. Ma anche i casi Lipsia e Salisburgo in Europa League controllati da Red Bull. Inoltre, il City Football Group, oltre al Manchester City controlla altre nove società.

“Penso sempre male, perché un soggetto che controlla più di una società di calcio non va certo a beneficio della trasparenza. Solitamente un club forte diventa il centro del sistema e gli altri ne sono parte agendo da satelliti. E’ un destino di tante squadre medio piccole. In Italia vengono strutturate nello stesso paese, vedere club affiliati all’interno della federazione nazionale è una cosa ancora più grave. Senza se e senza ma, è un fenomeno che andrebbe bloccato”.

Le squadre B, il modello Under 23 che ha trovato terreno fertile nella strategia Juve, ma nessun altro ha poi dato seguito alle seconde squadre. Qual è il vero scopo di questo progetto?

“Credo che i modelli non andrebbero mai importati. Il progetto squadra B mi sembra già fallito dal punto di vista nazionale, specie se a farlo è solo una squadra. Per la Juve mi sembra più una camera di compensazione. E’ una macchina per fare plusvalenze, quando dovrebbe essere un iter formativo per i giocatori per poi lanciarli gradualmente in prima squadra. In due stagioni la Juve B è costata 39 milioni di euro, con risultati molto modesti. Hanno vinto la Coppa Italia, ma gli investimenti non giustificano tutto il resto. E’ il fine che è sbagliato”.

Hai scritto diversi libri, come “Gol di rapina” e “L’orgia del potere” su Jorge Mendes. E’ notizia di questi giorni della crisi economica del Valencia di Peter Lim, gestito dal superprocuratore Mendes, nelle vesti di consulente. Pippo, che succede?

“Non era chiara sin dall’inizio. C'è una società controllata da un’altra con sede a Hong Kong. Lim gestisce gran parte del suo patrimonio in questo modo. Il Valencia è al servizio di Mendes, delle sue logiche e del suo mercato. Hanno fatto delle plusvalenze, ma si sono super indebitati. Avere rapporti così stretti con i super agenti non porta mai benefici al club. Loro creano il mercato invece di intermediarlo senza migliorare le società, ma solo per mero interesse personale ed economico”.

Capitolo Fair Play finanziario. Il Tas ha ribaltato la sentenza del City riammettendo la squadra di Guardiola in Champions. Te l’aspettavi?

“Non mi aspettavo che dalla Uefa arrivasse una punizione. Da quanto deciso dal Tas vengono fuori i pensieri più maliziosi. Assolti perché la sentenza dell’Uefa era scritta male e conteneva tutti gli elementi per essere invalidata. Mi aspettavo più serietà, quello sicuro, come anche delle sanzioni della Fifa. Le società punite sono tante ma con ammende ridicole, tipo 60 mila franchi svizzeri (55 mila euro). Il messaggio che passa è che costa mena violare le regole che rispettarle”.

Alla luce di quello che è successo negli ultimi anni con le operazioni Neymar e Mbappé (2017), credi che il Fair Play finanziario sia ancora una struttura credibile o bisognerebbe cambiare qualcosa?

“Il FFP come principio è valido e credibile. Poi bisogna vedere l’applicazione delle regole, che è un’altra cosa. Con le società più forti che fanno valere le loro posizioni diventa un’arma scarica. Qualcosa va rivisto post-covid, la pandemia ha generato una situazione tanto complessa. Dietro questo pretesto si nasconderanno delle manovre non tanto trasparenti. Bisognerà vigilare e applicare le regole in modo inflessibile. In ogni caso bisognerà cambiare qualcosa”.

 Braccio di ferro Messi-Barça. Ora si parla di un’offerta monstre del City, o comunque delle possibilità che vada via, nonostante le resistenze di Bartomeu.

“Non credo resterà al Barça, o meglio ora mi aspetto che vada via. Proprio ieri sera, pensavo a ciò che succedeva a Maradona quando faceva capricci a Napoli. All’epoca il direttore del Napoli (Moggi ndr) disse: ‘Dobbiamo capire se Maradona è un dipendente del Napoli o il Napoli è un dipendente di Maradona’.Rivedo tante analogie in questa vicenda: se il Barça cedesse alle richieste di Messi, il club diventerebbe un dipendente di Leo. Dovesse restare dopo le dimissioni di Bartomeu, avremmo una sorta di presidente-calciatore. La situazione diventerebbe comunque insana e non naturale. Per cui, adesso mi aspetto che Messi vada via, il City credo sia la destinazione più credibile”.

Che mercato vedremo in Italia e poi una previsione sulla prossima stagione.

“Mi aspetto un mercato con tanti scambi che produrranno plusvalenze incrociate. Ormai i bilanci dipendono dalle plusvalenze. Il campionato appena concluso ci ha detto che lo scarto sembra essersi ridotto, ma bisogna confermarlo. Speriamo sia un torneo equilibrato. Bisogna capire quando e se torneremo a vedere il calcio come fenomeno popolare e partecipato e se gli stadi poi verranno riempiti. Io temo che le abitudini siano cambiate in modo irreversibile. Vedremo uno sport poco partecipato e molto mediato dagli strumenti della comunicazione. Già in Italia si andava poco allo stadio, temo che questo possa essere davvero il colpo di grazia”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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