Serie A

Roma/ Fonseca camaleonte: così ha cambiato la squadra

di Rosario Malorgio

Pubblicato il 11/01/2022

La Roma sembra aver trovato continuità rispetto agli altri anni, merito del lavoro del tecnico portoghese

Dicembre 2017. Lo Shakhtar Donetsk ha appena battuto il Manchester City per 2-1 staccando il pass per gli ottavi di finale, e decretando, contestualmente, l’eliminazione del Napoli di Maurizio Sarri. In sala stampa, al termine della trionfante partita si presenta mascherato da Zorro (merito di una scommessa), Paulo Fonseca, all’epoca allenatore degli ucraini e oggi artefice di una delle più positive pagine di calcio in Italia. Nell’eterna diatriba tra fautori del “bel gioco” e del “risultato a tutti i costi”, abbiamo ragione di pensare che il portoghese si collocherebbe tra gli alfieri della prima fazione, sebbene abbia recitato, e bene, il ruolo del cannibale con i sette trofei vinti in Ucraina con lo Shakthar dal 2016 al 2019.

Il progetto portato avanti dal tecnico si basa su un’idea di calcio offensiva che sicuramente può fare breccia nei cuori di una piazza in cui la memoria zemaniana aleggia come un gioioso momento di estasi calcistica, sebbene, oltre alla marcata propensione ad offendere, attualmente la Roma di Fonseca mostra una buona compattezza difensiva che in breve tempo l’ha condotta nelle zone nobili di classifica. In un campionato mai equilibrato come quello attuale, le aspirazioni di successo ingolosiscono diverse squadre, pronte a detronizzare una Vecchia Signora ancora in cerca di una propria dimensione. Riuscirà il progetto Roma a spiccare il volo? Riuscirà la squadra a rimanere al vertice fino a fine campionato, a conservare lucidità e sangue freddo nei momenti decisivi? Lo scivolone Diawara con annessa sconfitta a tavolino rappresenta finora l’unico neo della stagione giallorossa. Quali fattori hanno maggiormente inciso in positivo? Quali i meriti dell’allenatore? Scopriamoli.

  • IL CAMBIO DI PROPRIETÀ
    Il passaggio di testimone da James Pallotta alla famiglia Friedkin ha riportato materialmente la presenza dei proprietari della Roma a Roma, a differenza di quanto accadeva in passato. Inevitabili, al momento dell’insediamento, le voci sul cambio di guida tecnica: nonostante le suggestioni Sarri e Allegri, ancora non del tutto svanite, Fonseca ha saputo gestire la pressione tirando fuori il meglio dalla sua squadra e allontanando i fantasmi dalla sua panchina. A suon di prestazioni e risultati, il tecnico sta provando a convincere la proprietà, in ottica rinnovo, della bontà del suo lavoro.
  • IL CASO DZEKO
    Il tormentone di questa anomala estate di calciomercato rischiava di portarsi dietro strascichi psicologici difficili da gestire. Prima promesso sposo dell’Inter, poi al centro del nuovo attacco bianconero di Pirlo in attesa dell’arrivo a Roma di Milik, poi potenziale riserva dello stesso polacco. Alto poteva essere il rischio di avere un attaccante demotivato, fuori mentalmente dal progetto: invece bravo è stato Fonseca a toccare le giuste corde per pungolare nell’orgoglio il suo capitano, garantendogli sempre un ruolo centrale nel suo progetto tecnico.
  • MERCATO
    Nonostante gli ottimi arrivi di Smalling (sul gong), Pedro, Kumbulla e Borja Mayoral, manca la classica ciliegina. Appare poco comprensibile la cessione di Florenzi, soprattutto alla luce di una rosa carente numericamente, soprattutto in ruoli chiave. Di conseguenza, ancora più necessario e determinante diventa il lavoro fatto dal tecnico per valorizzare i calciatori a disposizione, responsabilizzando maggiormente quegli elementi che devono fungere da leader caratteriali e tattici per i più giovani.
  • GESTIONE DELLA ROSA
    Sempre snobbata dalle italiane, l’Europa League si sta dimostrando una valida alleata della squadra capitolina, che sfrutta la seconda competizione continentale per consentire ai giocatori meno utilizzati in campionato di mettere minuti nelle gambe e familiarizzare sul campo con i dettami tattici del tecnico. Un turnover metodico e ragionato, al netto di infortuni e positività covid.
  • EVOLUZIONE TATTICA
    Sempre fedele al suo 4231, il tecnico nello scorso campionato ha dovuto fare di necessità virtù per dare una maggiore solidità difensiva alla sua squadra. Il passaggio alla difesa a 3, sfruttando il lavoro degli esterni a tutta fascia e dei due eccezionali tuttocampisti Veretout e Pellegrini crea i presupposti per liberare da asfissianti compiti difensivi i due fantasisti a supporto del faro Dzeko. Una squadra a vocazione offensiva, con un maggiore possesso palla, per potenziare la tenuta difensiva. Questo l’obiettivo finale del tecnico portoghese.
  • GESTIONE DELLA PRESSIONE
    A dispetto di un ambiente esigente, a secco di titoli da ormai troppo tempo, Paulo Fonseca riesce a scaricare la tensione con il suo modo di fare tra il sornione e il guascone. Sorprende la tranquillità e l’onestà con cui analizza i momenti, anche negativi, della sua squadra, non sembra mai lasciarsi travolgere degli eventi. Il progetto di riportare un titolo a Roma lo affascina incredibilmente.Pronto ad indossare ancora, chissà, la maschera di Zorro.

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