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Bellerin si confessa: “Noi calciatori dovremmo pagare più tasse, a che serve avere…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 01/01/2023

Il calciatore del Barcellona ha rilasciato un’interessante intervista in queste ore al quotidiano spagnolo Ara. Ha toccato temi delicati e si è esposto in maniera piuttosto netta. “Viviamo in un mondo capitalista, fondato sul consumo, ma tutto questo non ti porta da nessuna parte. Se hai già una macchina, perché devi…”

Hector Bellerin a ruota libera. I temi sono ben più profondi e vanno oltre i canonici novanta minuti. Il calciatore del Barcellona è stato intervistato dal quotidiano Ara e ha risposto a delle domande inerenti l’attualità e la nostra società, quella in cui viviamo. Una riflessione profonda anche sullo status dei calciatori, che vivono in un mondo dorato fatto di tanti benefici e di enormi vantaggi. Proprio su questo aspetto, il difensore spagnolo ha voluto dire la sua.

"Noi calciatori ci troviamo in una situazione molto privilegiata e per questo dovremmo pagare più tasse. I calciatori sono in una posizione molto privilegiata. Abbiamo lavorato sodo e fatto molti sacrifici, ma dobbiamo essere consapevoli di ciò che abbiamo, da dove veniamo e dovremmo essere i primi a voler aiutare la stabilità della nostra società".

Ha raccontato uno spaccato della sua vita: i primi contratti milionari, i primi investimenti e, di conseguenza, la varie riflessioni su tutto quello che ruota intorno al mondo dei giocatori. "Da giovane mi concedevo tanto lusso, mi sono reso conto che era tempo perso. Viviamo in un mondo capitalista, fondato sul consumo, ma tutto questo non ti porta da nessuna parte. Se hai già una macchina, perché te ne servono dieci?".

Bellerin poi entrato nel merito di altri argomenti importanti, dal calendario fitto di appuntamenti al ruoli dei tifosi, sempre più distanti dalla passione per il calcio e per tutto quello che ruota intorno al movimento sportivo.

"Penso che i calciatori stiano perdendo il rapporto con i tifosi. Ci sono molte cose che ci separano dalle persone e questo non accadeva prima. Ci sono molti giocatori che provengono da famiglie umili, che non avevano nulla. I calciatori sono disumanizzati, in una bolla. Il calcio deve essere autentico e per i tifosi, accessibile a tutti. Le squadre dovrebbero pensare anche ai giocatori, umanizzarci. Alla fine finiremo per giocare 200 partite a stagione. Anche questo ci stressa e se ne parla poco, perché abbiamo un contratto e dobbiamo rispettarlo. Non diremo che siamo schiavi, ma dipendiamo da ciò che pensano le organizzazioni". 

di Mario Lorenzo Passiatore

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