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Gattuso e il rapporto con il calcio: “Non so come faccia mia moglie a stare con me”
26/12/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
Confessioni a ruota libera, Ringhio ha parlato della sua vita e di come si è evoluta da quando ha intrapreso la carriera da allenatore. Un mondo fatto di ossessioni, dubbi e continue ricerche. Ne ha parlato ad AS con grande sincerità: "La vita del giocatore è migliore. Per come vivo io il calcio, non ho una vita”
Rino e Valencia, un rapporto passionale, coinvolgente, quasi simbiotico. In Spagna hanno imparato ad amarlo per il suo modo di essere con i giocatori e soprattutto con la stampa. Già, la sua spontaneità ha rapito gran parte dei media, in conferenza mal che vada ci si diverte. In un modo o nell’altro il titolo vien fuori sempre.
E poi c’è l’aspetto tecnico che trova conferme nelle parole dei giocatori, sia i giovani che i veterani: come quelle dell’ultimo arrivato Edi Cavani. Rino allenatore senza peli sulla lingua che predilige dire le cose come stanno e lavorare tanto sul campo. Si è raccontato in queste ore ad AS, ha affermato, per via dello stress, che si stava meglio prima. Quando bastava allenarsi e applicarsi sui concetti del tecnico.
"La vita del giocatore è migliore. Per come vivo io il calcio, non ho una vita. Devo ringraziare mia moglie che non so come faccia a stare con me. È difficile, comincio alle 8.30 e torno a casa alle 19".
Una metamorfosi continua, da calciatore ad allenatore è cambiato il modo di vedere le cose, di interpretare ogni azione e di leggere tra le righe. Da tecnico è necessario entrare nella testa dei calciatori, non basta fare il compitino. “Ho iniziato questa carriera da zero. Conoscevo il calcio, ma non ero preparato. Ho guardato partite di ogni categoria. Nell'ora e mezza che siamo in campo, mi sento vivo. Ora vedo il calcio in modo totalmente diverso rispetto a quando giocavo. Quando allenavo Milan e Napoli non pressavamo alti, adesso sì".
Non c’è un vero e proprio mentore, ma sicuramente esiste un punto di riferimento per tanti allenatori, specie per lui che ha avuto la fortuna di vivere quotidianamente l’esperienza con Carlo Ancelotti, un vincente che non passa mai di moda. "Quando ho iniziato a fare l'allenatore ho chiamato Ancelotti e gli ho detto: ‘Come si fa?’. Per me lui è il miglior allenatore al mondo, viene da 3-4 generazioni fa e ha sempre la chiave per entrare nella testa dei giocatori. È incredibile come lui ci sia sempre riuscito con 4 generazioni diverse".
di Mario Lorenzo Passiatore
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