Raccontare
Alessandria-Novara è un immergersi
nel passato. Difficile focalizzare quando c'è troppo materiale su cui poter
scrivere.
Alessandria-Novara
è un derby, antico quanto lo è il
calcio in Italia, con storie che s'intrecciano, vista anche la vicinanza
geografica, con vicissitudini simili in un passato che le ha viste protagoniste
in A e B dal primo dopoguerra agli
anni '60, per poi cristallizzarsi prevalentemente in C da fine anni '70 in poi.
Se il presente per entrambe si chiama serie C è perché il calcio cambia,
soprattutto se trattasi di "provinciali",
le gerarchie in campo.
C'era una volta
Alessandria-Novara,
mi verrebbe da dire, perché le immagini che più ritornano nella mente per certe
sfide hanno sempre tinte in bianco e nero. Da cosa partire allora, dal
cosiddetto "Quadrilatero"
del quale facevano parte le due protagoniste del derby di lunedì assieme alla Pro Vercelli ed al Casale?
La provincia piemontese che dettava legge o quantomeno dettava innovazione come
nel caso della "scuola alessandrina"?
Di che stiamo parlando? Per i neofiti, i disinformati o semplicemente per i
meno propensi a voltare lo sguardo al passato, l'invito è di farsi un giro sul
famigerato ma a volte utilissimo web.
Ci limitiamo a indicare due nomi su tutti uno per maglia, tra i campioni che
hanno vestito l'azzurro novarese o il grigio alessandrino. Silvio Piola, 2 volte campione del mondo e capocannoniere della A
di tutti i tempi e capace di 18 reti a 38 anni con un Novara 8º in serie A nel
'51-'52, al quale è intitolato lo stadio cittadino.
Ad Alessandria, vera fucina di talenti negli anni a cavallo tra le due guerre,
mise a segno i primi gol il 15enne Gianni
Rivera nel '59-'60, il golden boy, in seguito vicecampione del mondo e
campione d'Europa con la Nazionale, pluridecorato col Milan e a lungo unico pallone d'oro italiano, prima d'essere
eguagliato da Paolo Rossi.
Alessandria e Novara, accomunate dal saliscendi A - B fino alla fine degli anni
50, curiosamente hanno in un'unica occasione giocato contro in massima serie
(1936-37).
Un trentennio, tra gli anni '80 e 2010 con azzurri
e grigi incapaci di resuscitare dalle sabbie mobili della C per decenni.
Il Novara meglio negli ultimi 13 anni, soprattutto per la storica ma fugace
apparizione in A del 2011-12 con Tesser
in panca, l'Alessandria più sfortunata, a volte oltre il proverbiale dramma
sportivo, come in occasione della B persa all'ultimo secondo contro la
Cremonese nel 2016-17, ferita appena rimarginata dalla promozione ai rigori a
spese del Padova del 2021 con Moreno
Longo in panchina, peraltro subito vanificata dall'inopinata retrocessione
dell'anno seguente.
Ma se di precedenti dobbiamo per forza di cose parlare, affidiamoci a
statistiche che riportano (non poteva essere diversamente) un sostanziale
equilibrio tra le due "cugine" piemontesi: in totale 89 precedenti
sui due campi, 65 in campionato, con un bilancio che pende leggermente per
l'Alessandria con 34 vittorie a 29, (25 a 20 in campionato), 102 a 93 il conto
dei gol (74 a 68).
Il presente ad Alessandria non sembra indicare la possibilità di un inserimento
tra le pretendenti alla promozione, soprattutto dopo un estate non
tranquillissima sul piano societario, col presidente Benedetto che ha
assicurato continuità ma che cerca "rinforzi". A Novara invece, si
sogna con l'innesto graduale di capitali
arabi, che tanto vanno di moda ultimamente. Per il momento però, comanda
ancora Ferranti.
Pronostico? Un pari nel segno dell'equilibrio storico.
Si gioca al mitico "Giuseppe
Moccagatta", stadio intitolato al presidente-sindaco che riportò in A
l'Alessandria nel 1946 morto improvvisamente pochi mesi dopo aver compiuto l’impresa.
di
Gabriele Franchini