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Corvino e l’aneddoto su Vucinic: “Gli feci aprire il campo e lo spogliatoio per tante mattine perché…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Dal Web

Pubblicato il 05/09/2023

Il direttore del Lecce è tra i migliori scopritori di talenti del panorama italiano. Krstovic, montenegrino come Vucinic, proprio su quest’ultimo ha raccontato un aneddoto curioso. L’approccio non fu semplicissimo. “Chi ha la responsabilità deve anche saper educare e, se parliamo di giovani, deve intervenire sugli atteggiamenti fuori dal campo…”

Nikola Krstovic è l’ultima scoperta di Pantaleo Corvino. Due partite, due gol e il Lecce ha messo in fila sette punti in tre gare, prima della sosta. Il dirigente salentino si conferma grande scopritore di talenti, in grado di scovarli a basso costo per poi rivenderli a prezzi quintuplicati.

L’arte di saper fare mercato, di avere uno scouting ramificato soprattutto nelle zone meno setacciata d’Europa. Kristovic è montenegrino, proprio come Mirko Vucinic, un altro che ha lasciato un segno importante in Salento. Prima di acquistare Krstovic, Corvino ha chiesto un parere tecnico proprio a Vucinic e sul calciatore sono arrivati solo pareri positivi.

Il direttore del Lecce in queste ore ha rilasciato un’interessante intervista al Fatto Quotidiano, dove ha svelato un paio di aneddoti del passato. Quando diede una bella strigliata a Vucinic.

“Se uno rispetta le regole sono la persona più buona del mondo. Chi ha la responsabilità deve anche saper educare e, se parliamo di giovani, deve intervenire sugli atteggiamenti fuori dal campo. L’avevo preso in Montenegro e in un match con la Primavera reagì malissimo contro l’arbitro –ricorda il 73enne-; lo portai a forza negli spogliatoi e gli spiegai il suo prossimo futuro: ‘Non so quanto prenderai di squalifica, ma per lo stesso periodo, giorni o mesi, ti allenerai con la categoria inferiore e tutte le mattine sarai tu ad aprire il campo e gli spogliatoi’. Per tre mesi è andato avanti così”.

Cassano era un pallino del direttore che decise di affondare il colpo per portarlo a Casarano. Fu la famiglia ad accettare una situazione diversa quando il calciatore era ancora minorenne.

“Non è vero che non ho preso Cassano. Venne in prova nel mio Casarano, ma aveva altre richieste e la famiglia preferì il Bari; in quel periodo giocava in squadra Miccoli e sognavo la coppia d’attacco Cassano-Miccoli. Bastava poco per capire le qualità di Cassano”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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