Calcio Totale Racconta

Tutto il romanticismo di Wenger: “Ecco perché ho rifiutato più volte il Real Madrid”

02/11/2023

di Mario Lorenzo Passiatore

Come dire di no al club più grande e prestigioso del mondo per credere e perseverare in un obiettivo a lungo termine. "Non ho cercato la gloria immediata, ho cercato qualcosa di più profondo. Oggi mi chiedo se…”

Anni 74, di cui 22 trascorsi sulla panchina dell’Arsenal. Una vita nella vita, più di una storia nella storia. Capita(va) anche questo nel calcio a cavallo tra gli anni ‘80-90, quando una squadra poteva segnare un solco nell’anima di un allenatore o di un calciatore. Le cose cambiano, il mondo si evolve e i comportamenti ne sono una naturale conseguenza.

Wenger resta un fuoriclasse della panchina che con i suoi toni pacati e il modo di fare calcio ha cambiato in quel momento la visione della Premier League. Nel corso della sua carriera non sono mancate le proposte. A bussare alla porta è stato proprio il Real Madrid che più volte ha provato a portarlo via dai Gunners, senza riuscire a scalfire le certezze di Wenger.

L’Arsenal era una missione, un progetto, un pezzo di cuore da condurre e spostare, traghettare da Highbury al nuovo Emirates. Un piano condiviso in toto con il club, un sogno da realizzare in una nuova casa più accogliente per i tifosi. Come racconta nel corso dell’ultima intervista rilasciata a BeIN Sports.

“Il Real Madrid ha provato a ingaggiarmi due o tre volte. Oggi, a volte, mi chiedo se abbia fatto davvero la cosa giusta rifiutando il Real Madrid, ma a quel tempo mi sentivo come se fossi in un club ideale (l'Arsenal, ndr). Ho dimostrato impegno, lealtà e che si può arrivare alla fine di un progetto. Non ho cercato la gloria immediata, ho cercato qualcosa di più profondo". E poi ha concluso: "Ero coinvolto in un progetto per costruire il nuovo stadio che avrebbe sostituito Highbury e doveva essere finanziato. Abbiamo pagato tutto noi, non abbiamo ricevuto aiuto da nessuno. Per questo non sono andato al Real Madrid, volevo portare a termine quel progetto".

di Mario Lorenzo Passiatore

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