Calcio Totale Racconta

Gattuso: “Scelsi di allenare dopo una gara col Barça. Ho aspettato Guardiola 3 giorni fuori dai cancelli per...”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Dal Web

Pubblicato il 06/01/2024

L’allenatore del Marsiglia ha raccontato due aneddoti curiosi che riguardano una fase della sua vita. Una partita contro il Barcellona da calciatore e l’incontro con Pep Guardiola qualche anno dopo. “Non avevo chiesto niente a nessuno perché non mi piace chiedere favori…”

Studiare e programmare, sempre. A volte però le passioni nascono anche un po’ per caso, figlie di altre scelte che conducono o suggeriscono nuovi cambiamenti. Sfide o semplici step della vita. E’ quello che è successo a Rino Gattuso, l’attuale allenatore del Marsiglia ha rilasciato una lunga intervista a L’Equipe, svelando come è nata l’idea di fare l’allenatore.

Colpa del Barcellona e del suo gioco a memoria che mise in totale imbarazzo l’allora calciatore Gattuso con la maglia del Milan. I mostri sacri balugrana allenati da Frank Rijkaard costrinsero Rino a fare su e giù per il campo, toccando pochissime volte il pallone.

“Tutto è nato quando avevo 27-28 anni. Con il Milan giocammo contro il Barcellona di Xavi, Iniesta, Ronaldinho, Messi, nella Champions 2005-2006. Mi è successo qualcosa. Abbiamo corso per 95 minuti, ho fatto una maratona ogni volta che ho giocato contro di loro, avrò toccato 3-4 palloni. Non capivamo cosa ci stava succedendo e lì ho cominciato ad interessarmi della cosa, ho iniziato a studiare, a guardare."

Quella voglia matta di fare due chiacchiere con Pep Guardiola e quel genuino senso del pudore di non chiedere nulla, ma di provarci comunque. Si presentò al quartier generale del Bayern per strappare un pass per una seduta di allenamento.

“Una volta ho aspettato tre giorni fuori dai cancelli del Bayern Monaco, aspettando di vedere passare la macchina di Guardiola. Non avevo chiesto niente a nessuno perché non mi piace chiedere favori. Poi ci è passato vicino e ci ha riconosciuti, peccato fossero già passati più di due giorni. Io e il mio vice, Gigi Riccio, ormai eravamo morti di freddo".

di Mario Lorenzo Passiatore

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