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Valdano attacca i calciatori: “Ora vanno dallo psicologo per quattro meme”

di Redazione

Foto di Flick - Wikimedia Commons

Pubblicato il 15/07/2022

Il calciatore filosofo, come veniva chiamato ai suoi tempi, ha rilasciato un’interessante intervista a La Nacion, su come il calcio sia cambiato nel corso degli ultimi decenni. Anche i problemi dei giocatori si sono amplificati: “Oggi basta davvero poco per finire dallo psicologo”

Il calcio cambia, le regole si trasformano nel corso del tempo e muta anche il modo di comunicare. In passato i media erano meno invasivi, oggi i calciatori sono portatori di notizie o di indizi. Basta uno smartphone e una costante attività social per disseminare news anche in maniera inconsapevole. Spesso Instagram diventa un’arma a doppio taglio, i calciatori finiscono sulla pagine satiriche dopo una cattiva prestazione e diventano oggetto di scherno. C’è chi riesce a distinguere il lato ironico dalla realtà e chi invece no. Proprio su questo punto Jorge Valdano, istituzione del Real Madrid e del calcio argentino, ha rilasciato un’interessante intervista a La Nacion, parlando di tutte le sfumature del calcio attuale.

"C’è qualche calciatore che va dallo psicologo per quattro meme. Se è così, allora non entrare in quel pasticcio. Il calcio ha dimostrato qualche pregio, uno di questi è senza dubbio la sua capacità di adattarsi a qualsiasi media. Il calcio cresce e mantiene il suo potere. Ma penso anche che stiamo confondendo il calcio con l’intrattenimento: il calcio è emozione prima che intrattenimento. Perché se è intrattenimento, nel cellulare trovi un concorrente imbattibile. Là il calcio non può combattere, il calcio combatte dalla sua condizione di sentimento con cui giochiamo".

Dal campo ai media, il cambiamento sta coinvolgendo ogni settore della vita sportiva. La parole chiave resta sempre la stessa: emozione. E’ il vero fulcro del suo discorso e la tecnologia rischia di dimenticarsi del lato sentimentale.

"Questo ci sta anche portando verso un giornalismo in cui è molto importante essere divertenti, come se essere divertenti fosse facile. Trasformare il calcio in un passatempo più o meno leggero, che potrebbe non essere male, ma senza dimenticare che l’aspetto emotivo è importante. Abbiamo paura che i giovani si allontanino, e a questo punto posso dire solo questo: un giorno i giovani smetteranno di essere giovani. E quando smetteranno di essere giovani si ricorderanno di essere andati in campo mano nella mano con il padre. Si ricorderanno che la squadra del loro quartiere, senza sapere il perché, risveglia in loro più cose che la squadra del quartiere dalla porta accanto. Perché si tratta di emozioni".

di Redazione

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