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Pagliuca e gli aneddoti su West: “Aveva sempre un funerale diverso, non mi faceva dormire perché…”

19/11/2024

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto: Dal web

L’ex portiere nerazzurro ha raccontato una serie di aneddoti dell’allora compagno di stanza. Un uomo dominato dall’istinto e dalle continue apparizioni divine. “Quando andava in Nigeria per la sosta delle nazionali, tornava sempre una settimana dopo…”

Fede, calcio e treccine. Oggi è un pastore religioso e ha fondato anche una chiesa, ha confessato di aver visto più volte Dio, il quale gli avrebbe suggerito di diventare suo pastore. Tra apparizioni divine e previsioni fantasiose, come quelle di una donna che gli aveva anticipato la sua futura carriera religiosa. E alla fine è andata proprio così.

Taribo West ora ha cambiato vita, ma prima era molto altro da ex calciatore di Inter e Milan. Gli aneddoti sul nigeriano si sprecano, soprattutto durante la sua permanenza all’Inter dal 1997 al 2000. I sogni premonitori c’erano già da giocatore: “Dio mi ha detto che avrei giocato”, sussurrò a Marcello Lippi durante una rifinitura all’Inter. “A me non ha riferito nulla” rispose con grande ironia il tecnico di Viareggio che preferì non schierarlo titolare.

West ha colorato a modo suo le giornata di Vieri e soci alla Pinetina. Le ultime dichiarazioni sull’ex difensore nigeriano sono di Gianluca Pagliuca, storico portiere di quegli anni e compagno di avventure di Taribo anche oltre il rettangolo verde.

Un uomo dominato dall’istinto e da una serie di bugie bianche che lo hanno accompagnato per ampi tratti della sua carriera. Come le storie dei lutti in Nigeria, studiati ad arte per prolungare la permanenza insieme alla sua famiglia. Pagliuca ne ha parlato con dovizia di particolari a Studio Azteca Tv.

“Potrei stare un mese a raccontare gli aneddoti di Taribo West all’Inter. E’ stato mio compagno di stanza ed era un disastro, non mi faceva dormire, mi disturbava, telefonava alle tre di notte, accendeva la luce, tirava l’acqua, urlava con sua moglie, andava in cucina e lasciava la luce accesa. Non conosceva il significato della parola ‘rispetto’, lui era così, viveva così. Però mi faceva morire dal ridere. Quando andava in Nigeria per la sosta delle nazionali, tornava sempre una settimana dopo. Una volta gli era molta la nonna, la volta successiva la zia, poi la bisnonna. Arrivava sempre in ritardo di qualche giorno perché c’era un funerale improvviso di un suo parente”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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