Calcio Totale Racconta

Serie A, gli stessi calciatori proposti a tutti. Un mare di commissioni e zero idee

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 17/07/2023

Circolano gli stessi nomi e valgono per tutti. Se vi capita di aprire il giornale c’è una lista che si può abbinare a tante squadre. Idee zero, dominano gli intermediari e i club hanno smesso di pensare e di lavorare in prospettiva. Sono rarissime le eccezioni in Serie A.

Siamo abili oratori nel risolvere i problemi degli altri e i peggiori gestori di noi stessi. In sede di calciomercato funziona esattamente così. In Italia si continua a pescare dallo stesso mazzo e dai soliti intermediari che fanno il giro dei tavoli. Sbirciate sui giornali, date un’occhiata ai nomi, sono gli stessi per tanti, quasi per tutti.

Giocatori riproposti nuovamente a prezzo di saldo, con un pacchetto di commissioni da capogiro a più interlocutori. “Non ci sono soldi”, ma siamo tra quelli che pagano meglio di tutti i procuratori. Anche di più della Premier League, se consideriamo il volume d’affari dei loro club.

Cosa vuol dire?
Un appiattimento globale di idee, spesso le intuizioni sono suggerite dagli operatori. Sono poche le società che fanno scouting vero (quasi mai club di vertice), che conoscono i calciatori e che hanno dimezzato i costi dei cartellini. Per il resto si naviga a vista, in base alle opportunità, ai saldi, agli agenti compiacenti e agli affari low cost. E ci sono tante big del nostro calcio che di fronte allo scenario “Non abbiamo più risorse”, continuano a lavorare nelle stessa identica maniera di quando dominavano il mercato interno.

Se sono cambiate le condizioni, deve cambiare anche la strategia. Eppure non sembra essere così. Nel mercato 2022 la nostra Serie A ha investito una cifra record in commissioni: quasi 206 milioni di euro. Uno sproposito se rapportata alla crisi del nostro movimento e alle operazioni concluse: prestiti con diritto o obbligo al raggiungimento di determinate condizioni. Insomma, tante transazioni fantasiose.

E’ vero, la Premier League e il mercato arabo (non disciplinato) hanno cambiato gli equilibri. Ma chi continua a perseverare con le sue idee in uno scenario radicalmente mutato non fa altro che sbattere sugli stessi problemi ogni anno. E questo disco lo conosciamo a memoria. Un decimo delle risorse che sono sperperate in procure e commissioni, sono distribuibili nelle struttura del club per creare una rete di scouting? Costa tanto tempo è vero, ma certamente meno soldi e forse un prodotto finale diverso.

Senza fare troppa retorica, possiamo dire che si è esagerato con le deleghe, con i pareri degli esterni e con le relazioni dei consulenti. Si è persa di vista una cosa: reclutare i ragazzi e arrivare prima degli altri. Il direttore sportivo, ormai, si affida e decide di rado. Quando hai meno risorse devi provare a sviluppare un’organizzazione diversa e cambiare obiettivi. Altrimenti se pretendi di competere con i grandi mercati, alla fine peschi sempre alla voce “low cost” e dai giocatori in cerca di rilancio.

Torniamo a scovarli e lanciarli noi: Empoli, Atalanta, Sassuolo, Napoli e Lecce hanno capito come si fa. A volte per necessità, a volte per scelta (i settori giovanili). Chi l’ha detto che non è un modello replicabile per le big? Anzi, dovrebbero essere le prime a strutturarsi e programmare, specie in assenza di grandi capitali. Siamo cascati con due piedi nelle deleghe, nelle grandi commissioni e nelle consulenze esterne iper onerose. 

di Mario Lorenzo Passiatore

VAI ALLA CATEGORIA

Calcio Totale Racconta

CONDIVIDI