Calcio Totale Racconta

De Zerbi: “Quelli ingestibili li tengo sempre. Mi descrivono malato di calcio, ma la mia malattia è…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 15/06/2023

L’allenatore del Brighton ha raccontato uno spaccato della sua carriera attraverso una serie di aneddoti che hanno segnato in maniera importante il suo percorso. Dalla Serie D di nove anni fa, alla Premier League: “Tutti i talenti hanno un lato oscuro, chi ti dà di più sono sempre loro, quelli che ti fanno...”

Per la prima volta nella sua storia ha condotto il Brighton in Europa League, mostrando un calcio divertente e al passo con i tempi. Si è ambientando subito in Premier, riscuotendo diversi consensi: da Guardiola a Klopp, tutti i big hanno apprezzato il lavoro di Roberto De Zerbi. Ha battuto Arsenal, United e Chelsea e tenuto testa al Manchester City. In queste ore si è raccontato nel salottino della Bobo TV su Twitch. Ha parlato delle sue esperienze passate, dalla Serie D di nove anni fa fino a Foggia, Sassuolo, Shakhtar e Brighton.

“Tutta la stampa italiana mi descrive come un malato di calcio, un filosofo. Non hanno capito niente, io sono malato di tattica. Ma l’aspetto tattico nel mio lavoro non supera il 25-30%, tutto il resto è gestione a modo mio senza seguire canoni o cosa preconfezionate”.

Il talento, il confronto continuo con i calciatori e i rapporti umani: tre fattori che possono determinare o indirizzare i risultati. Anche qui è partito dalla sua esperienza per arrivare al Brighton.

“Da calciatore ero uno complicato da gestire, forse per quello riesco a capire meglio le persone più complesse. Sono quelle più sensibili e generalmente sono le più intelligenti perché si fanno tante domande e hanno dubbi continuamente. Se tu riesci ad essere leale con questi giocatori, loro ti ripagano dieci volte in più di una persona normale. Tutti i talenti hanno un lato oscuro, chi ti dà di più sono sempre loro, quelli che ti fanno divertire. Su di loro mi piace lavorare e perdere tempo. Quelli che sono ingestibili, a me piace tenerli perché sono puri. Se ho un talento giovane in mano è responsabilità mia farlo venire fuori”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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