Calcio Totale Racconta

Zeman – Casillo, rapporto ad alta quota: “Mi fai prendere un infarto, mannaggia a chi t’è mmuort…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Frame ESPN

Pubblicato il 13/02/2023

Presidente e allenatore, prima di tutto amici legati da una grande passione per il bel gioco. Si sono tanto amati, ma anche scontrati, sempre in maniera singolare, come racconta il boemo nelle pagine del suo libro: “Mi ha fatto ricco, mentre lui già lo era, magari l’ho aiutato a esserlo un po’ di più. Sono certo di avergli dato molto di più dei semplici vantaggi economici…”

Casillo, Pavone e Zeman. E soprattutto Foggia, perché da lì ci passerà quattro volte, la prima nella stagione 1986-1987. Un rapporto di lavoro costruito sulla stima reciproca con delle solide fondamenta umane. Parole poche, sguardi tanti e piccole grandi intuizioni tra un pacchetto di sigarette e una seduta ai gradoni. 4-3-3 era la formula di vita, questione di filosofia, punto sul quale non ci sono mai stati compromessi.

Il boemo ha sempre avuto un grande rapporto con il “Re del grano” come spesso lo definisce nella sua biografia. “La bellezza non ha prezzo”, quella del gioco, della lealtà, dei rapporti umani e degli schemi che prendono vita con la disponibilità dei calciatori che si sono susseguiti negli anni. Una parte del libro è dedicata al rapporto con Casillo, imprenditore con la passione per la palla che rotola, la stessa di Zdenek.

“Nei tempi d’oro a Foggia – racconta Zeman - Casillo era venerato come un re, per me è stato più di un presidente: è stato un amico. Ci siamo conosciuti che avevamo entrambi 38 anni e insieme ne abbiamo superate tante. Mi ha fatto ricco, mentre lui già lo era, magari l’ho aiutato a esserlo un po’ di più. Sono certo di avergli dato molto di più dei semplici vantaggi economici attraverso le cessioni dei calciatori presi a poco e rivenduti a tantissimo. Gli ho dato emozioni, entrava raggiante negli spogliatoi a fine partita: ‘Che partita, Sdengo, che partita. Ma tu mi vuoi far prendere un infarto, mannaggia a chi t’è mmuort’”.

Innamorato dei suoi calciatori, si faceva prendere la mano dall’entusiasmo ed era in grado di fare gesti forti e inconsueti pur di ringraziarli. "A volte dovevo frenarlo, tirava fuori dalle tasche dei rotoli di banconote per dare premi ai giocatori a fine gara. Ma era sbagliato, gli dicevo: ‘Quando giocheranno male che farai? Glieli togli dallo stipendio?’

I due in alcuni frangenti si sono anche sopportati, non sono mancati i confronti e le decisioni affrettate in preda alla rabbia, ma l’aneddoto delle sigarette resta certamente tra i più belli. “Non solo sorrisi, era capace di feroci incazzature, ma non era altro che il contraltare dell’amore. Come quando mi esonerò per rabbia e gelosia nel primo Foggia a metà anni ottanta. Un’altra volta, non ricordo neanche il motivo, venne da me e mi sbatté tre stecche di sigarette: ‘Tieni, fumatele tutte insieme, così muori e ti togli finalmente di mezzo’. Ci siamo voluti molto bene”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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