Antonio, che tipo di giocatore sei
stato?
"Un calciatore che è emerso in una situazione più difficile, dato che non
provenivo da un settore giovanile importante. Se vieni da piccole società
dilettantistiche non è facile arrivare a giocare tra i professionisti"
A Sorrento in D inizia la carriera tra i
"grandi" e ti fai notare con 17 gol in 52 presenze, a 20 anni, nel
2006, la C1 a Taranto. Un gol nella semifinale playoff contro l'Avellino.
All'epoca non c'era la regola degli under...
"Giocavi se eri forte, altrimenti era impossibile imporsi con i giocatori
più anziani, c'era una sorta di nonnismo, quindi non era facile farsi largo. A
Taranto ricordo una doppietta contro il Giulianova (nel 5-0 del 5 novembre
2006, ndr)"
Un inizio di carriera da attaccante
esterno, poi hai arretrato il tuo raggio d'azione, fu una necessità o
un'intuizione di qualche allenatore?
"Più che altro una conseguenza delle mie caratteristiche tecniche, sono
partito attaccante esterno, poi ho giocato interno di centrocampo, esterno e
anche terzino in certe occasioni"
Una particolarità che hai mantenuto è il
feeling col gol, qual è il più emozionante che hai segnato:
"Ne ho due: il gol dell'1-0 in Juve Stabia-Sampdoria (1-2) del 12 maggio
2012, giorno in cui nacque mio figlio, segnai dopo 30' il gol del vantaggio. Il
secondo in Lanciano-Salernitana, nel playout (4 giugno 2016, 1-4 il risultato
finale) un gol (del momentaneo 1-2) che praticamente ci consegnò la
salvezza."
Nel 2008 arriva la chance Siena in A.
Credi che sia arrivata troppo presto la massima serie?
"No, penso invece che fossi pronto per la serie A, però non rientravo in
alcune dinamiche, il calcio stava cambiando, non facevo parte di certe cerchie
e io ho avuto la mia carriera, con 10 anni di serie B"
Tante piazze importanti del sud e della
Campania in particolare, dove pensi si sia visto il miglior Zito di sempre:
"Credo ad Avellino (2014-16) ed a Salerno (2016-18), ma anche alla Juve
Stabia (2012-14).
Infatti pensavo a Castellammare, dove
forse hai raggiunto la definitiva maturazione. E dove hai avuto Braglia come
allenatore:
"Mister Braglia, Pierino la peste, uno che tirava fuori sempre il massimo
da ogni giocatore. Con una metodologia magari non al passo degli allenatori più
moderni, ma quello che ha fatto lo sanno tutti"
Tante squadre e tante battaglie, ma
quale pensi sia stata la più grande impresa sportiva di squadra a cui hai
contribuito?
"Sicuramente con l'Avellino nel 2015, quando perdemmo la semifinale
playoff per la A a Bologna, ma anche a Salerno nel 2016, quando ci salvammo
partendo da una situazione di classifica disastrosa."
Avellino e Salerno, due piazze che non
si amano e che ancora ricordano quel tuo cambio di maglia
"Mi dicevano di non andare (a Salerno, ndr), mi davano del pazzo, la
Salernitana era spacciata in zona retrocessione a 7 punti dalla salvezza
diretta. Mi volevano altre squadre che puntavano ai playoff ma ho accettato
Salerno, una sfida che faceva per me."
Qual è stata invece la delusione più
grande e che ancora ti brucia?
"Sportivamente non credo che abbia avuto delle delusioni, nel calcio si
vince o si perde, fa parte del gioco. Se per delusione invece intendiamo il
pentirsi di una scelta, allora dico che avrei evitato di andare a Pagani 2 anni
fa, non c'era la situazione giusta per il mio modo d'intendere il calcio."
Sorrento, Taranto, Crotone, Avellino,
Benevento, Juve Stabia, Picerno e probabilmente Casertana, tutte squadre nelle
quali hai militato e che faranno parte del girone C, credi che potrebbe essere
tra queste la possibile vincente del campionato. Se si quale?
"Penso di sì, ma non so darti una favorita, c'è il Benevento, il Crotone
che è una realtà consolidata, il Taranto si sta strutturando bene. Non credo
molto nell'Avellino, secondo me non è ancora pronto. Il Picerno può dare
fastidio a tutti, è una piccola solo sulla carta"
In ultimo cosa vuoi fare da grande:
"Ho vissuto una breve parentesi da dirigente a Nola, credo che mi prenderò
un anno sabbatico. Voglio capire bene cosa fare, anche se mi stuzzica l'idea di
allenare."
di
Gabriele Franchini