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Esclusiva Calcio Totale/ Zampagna: “Ho rifiutato il Psg. Contava più la mia gente”
08/01/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
L’intervista esclusiva al bomber di Terni, che ha fatto di tutto prima di arrivare in Serie A. L’attaccante operaio dal cuore enorme sempre attivo con iniziative di natura sociale. “Ho perso mio papà dopo il gol in rovesciata a Firenze, spero sia orgoglioso di me e di quello che ho fatto nella vita”
Ne ha fatta di strada il tappezziere che faceva gol nei weekend. Una vita quasi da casting, la sua, con tanti ostacoli e prove da superare. Sì, perché oltre a segnare nei campi di periferia, contava soprattutto arrivare a fine mese. Comincia da qui la favola del bomber di Terni che ha percorso chilometri di speranze per realizzare il sogno. La mattina al lavoro, il pomeriggio tutto il resto: il calcio. Prima gratis, poi il contratto da 800 mila lire con l’Amerina. Un bel arrotondare, per carità, ma non ci campavi mica.
Papà Ettore lavorava nell’acciaieria di Terni e Riccardo nei momenti di sconforto aveva deciso di smettere, l’idea era di seguire le orme del padre. Il calcio non era mai stata una garanzia, ma proprio in quei momenti papà gli ha dato la forza di proseguire. “Figliolo, non andare mai a lavorare alle Acciaierie”. Zampagna non molla e nel ’97 arriva la chiamata della Triestina in C2, dall’altra parte della cornetta c’è Walter Sabatini. Sì, proprio lui (ex Ds di Roma e Inter e attuale dirigente del Bologna). La strada non era ancora in discesa, ma sicuramente meno in salita di prima. Il resto l’ha fatto col cuore, aiutando sé stesso e gli altri nel sociale, specie chi ne aveva bisogno.
“Figliolo, non andare mai a lavorare alle Acciaierie; lì nessuno ti darà mai la pacca sulla spalla e ti dirà bravo, se fai un buon pezzo”. Sono le parole di tuo papà. Ci hai creduto talmente tanto che alla fine sei arrivato in A. Lo hai fatto anche per riscattare la sua vita?
“La vita di mio papà è stata carica di sacrifici, come quella di tutti i genitori, per far sì che la vita dei propri figli potesse essere migliore della loro. Mio padre è stato un grande, sia dal punto di vista educativo che umano. Ho cercato di fargli vedere sempre il meglio di me e credo di esserci riuscito sia come figlio che come calciatore. Purtroppo è venuto a mancare poco dopo aver visto uno dei miei gol più belli: la rovesciata di Firenze. Ne sarà stato certamente orgoglioso. Onorato di aver avuto un padre vero come lui”.
Hai scritto un libro sulla tua vita e hai scelto di devolvere l’intero incasso all’ospedale di Terni per l’acquisto di nuovi macchinari. Come nasce l’idea?
“L’idea nasce dalla parola ‘Aiuto’. E’ questo il termine che mi ha contraddistinto nella mia vita. In quel momento serviva un mammografo digitale per il reparto ‘Centro Salute Donna’ e grazie al mio contributo, insieme all’associazione ‘Terni per Terni,’ siamo riusciti ad acquistarlo. Inoltre, ho organizzato il mio addio al calcio al Liberati di Terni e abbiamo devoluto l’intero incasso per acquistare un respiratore artificiale per i bambini prematuri del reparto pediatria dell’ospedale di Terni”.
Hai fatto gol alla Juve, al Milan, semirovesciata e cucchiaio alla Roma, la rovesciata alla Fiorentina. Te ne cito solo alcuni e tanti sono in acrobazia. Qual è il tuo preferito?
“Il mio gol preferito non esiste. No ho fatti tanti belli, ognuno ha un significato diverso. La cosa che amavo di più era sacrificarmi per i miei compagni durante gli allenamenti e le partite. Ero più felice di aiutare la squadra in difficoltà che fare gol”.
Cosa si prova a giocare nella propria città (Terni) e fare 21 gol in B. C’è maggiore responsabilità?
“E’ un’emozione unica per tutti i calciatori che ne hanno l’opportunità. Per me è stato motivo di grande orgoglio indossare la maglia della Ternana, poi farlo con 21 gol in quella stagione, è stato un sogno. Ho un carattere romantico e passionale, per cui l’emozione si è triplicata. Ho vissuto tutto quello che un ternano vorrebbe vivere da bambino, perciò ringrazio chi mi ha dato quella possibilità”.
Il settimo posto col Messina è stato un altro capolavoro. La vittoria a San Siro con il Milan, in casa con l’Inter e poi Zampagna miglior marcatore stagionale del club. Che ricordi hai?
“Il ricordo di Messina è ancora vivo. Sento ancora tanti tifosi, con i quali conservo tuttora un ottimo rapporto. Fiero di aver fatto parte della storia del club, per me quella città era fonte di allegria e di entusiasmo. Sono orgoglioso di quell’avventura”.
E’ vero che hai rifiutato il PSG?
“Sì, ho rifiutato il Psg. E’ stata una scelta di cuore, per me andare a Bergamo significava molto di più. Non mi importava dei soldi, giocare per quei tifosi era più stimolante. Infatti si è rivelata un’avventura meravigliosa”.
Quali sono i progetti futuri di Zampagna?
“Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli, in questo mondo difficile bisogna adeguarsi sempre senza cambiare mai”.
di Mario Lorenzo Passiatore
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