Renzo
Ulivieri, presidente dell’assoallenatori, ha subito replicato alle parole di
fuoco di José Mourinho nel post partita di Roma – Inter. Il tecnico portoghese
non aveva gradito le dichiarazioni di Ulivieri in settimana, in seguito allo sfogo di
Mou all’indirizzo del direttore di gara nel post Monza. Adesso, nuovo scontro
dialettico a distanza, con il presidente dell’assoallenatori che ha provato a
chiarire alcuni aspetti.
“Non
posso rispondere direttamente a José Mourinho, non perché lui non mi ha
nominato espressamente ma perché non è entrato nel merito di quanto da me
affermato nel comunicato di tre giorni fa. Queste che seguono, piuttosto, sono
considerazioni che mi preme rendere pubbliche per chiarire di nuovo alcune
vicende personali.
Primo: in Italia è ancora rimasta democrazia,
infatti per l’incarico di presidente Aiac, ruolo per altro non retribuito, si
viene eletti dagli stessi allenatori, e non nominati dall’alto.
Secondo:
per quanto riguarda la squalifica di tre anni, per illecito sportivo, da me
subita nel 1986, alla quale si è alluso, riprendo quello che ho ripetuto decine
di volte in passato, documentando quanto segue. A due anni dall’inizio della
squalifica, che trascorsi alla ricerca di prove a discarico, la Caf, in una
sentenza del giugno 1988, riconosceva, riferendosi a me: ‘l’illecito consumato
in sua assenza e a sua insaputa…”; e ancora “l’Ulivieri passa dalla posizione
di protagonista assoluto, callido e pervicace, a quella di malaccorto generico’.
Questa sentenza presupponeva l’accoglimento di una eventuale richiesta di
grazia. Che io però non chiesi, a salvaguardia della mia dignità, perché questo
avrebbe significato ammissione di colpa, scegliendo di scontare la squalifica
per intero, ripartendo poi dalla serie C.
Terzo:
in questi giorni tanti amici mi hanno apostrofato: “proprio te che litigavi di
continuo con gli arbitri”, facendo riferimento alle mie passate e numerose
espulsioni quando ero in panchina. Ripeto qui quello che ho detto a loro:
finché si è in campo, siamo alla pari (io mi comporto male, tu mi espelli);
quando finisce la partita non siamo più alla pari, perché l’allenatore può
parlare e l’arbitro no. Questo non mi pareva giusto allora e non mi pare giusto
oggi.
Tornando a Mourinho, concordo pienamente con le
sue conclusioni: siamo fatti di pasta diversa. Però io non me ne rallegro”.
di
Mario Lorenzo Passiatore