Calcio Totale Racconta

Vieri: “Da piccolo mi davano del raccomandato. Un allenatore ha cambiato la vita di noi attaccanti”

di Mario Lorenzo Passiatore

Pubblicato il 12/07/2023

L’ex bomber azzurro ha parlato della sua carriera, del rapporto sempre al limite con i giornalisti e dei giorni in cui decise di tornare in Italia. Non sono mancate le difficoltà nei primi periodi: Al bar sentivo dire che io giocavo a calcio per mio papà, mi sono dovuto difendere…”

Bobo 50. Nel giorno del compleanno di uno degli attaccanti più iconici del nostro calcio, si è raccontato con pochi filtri al Corriere della Sera. Per tanti è stato Mister 90 miliardi, per il trasferimento record dalla Lazio all’Inter nel 1999.

Gol a grappoli, carattere fumantino e una vita molto attiva al di fuori del rettangolo verde. Non si è fatto mancare nulla nel corso della sua carriera, per tanti addetti ai lavoro è stato uno dei migliori centravanti azzurri di sempre.

Partito dall’Australia, è rientrato in Italia all’età di quattordici anni. I primi periodi non sono stati semplici, oltre al fattore ambientale, per quello che la gente diceva di lui. “Sì, perché al bar sentivo dire che io giocavo a calcio per mio papà, che ero un raccomandato. Ero un bambino, vivevo da solo coi nonni e sentivo l’invidia: mi sono dovuto fare forza, difendermi. Anche con qualche “vaffa” dei miei”.

Un rapporto sempre al limite con i giornalisti, non sono mancate le sfuriate in piena attività agonistica. Più che mandare giù bocconi amari, preferiva cantarne quattro pubblicamente. Adesso le cose sono cambiate grazie ai social che gli hanno permesso di avere meno filtri e di rispondere direttamente dai suoi canali social.

"Se stavi dietro a tutto impazzivi. Io sapevo chi ero, come mi allenavo. Poi è normale che se scrivi male di me e io ti vedo ti mando a quel paese: io sono fatto così. I giornalisti di oggi? Il mondo è cambiato, ora li comando io: prima non ti potevi proteggere, ora coi social puoi rispondere".

Perché prima era più difficile giocare in area? Un calcio più fisico e con meno tutele per gli attaccanti in aerea di rigore. Ora le cose sono cambiate grazie al Var e al cambio delle regole. “All’epoca volavano i cazzotti in area, non c’erano regole, non c’era la tecnologia di adesso. Era dura fare gol. Poi Sacchi ha cambiato il calcio ed è cambiata anche la vita di noi attaccanti”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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