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Godeas a Calcio Totale: 'Ho imparato tanto nei dilettanti. Quante botte in Serie C, mentre con Barzagli... - ESCLUSIVA

di Claudio Ruggieri

Foto di Transfermarkt

Pubblicato il 04/10/2022

E' uno dei tre giocatori nella storia del calcio italiano ad aver segnato in tutte le categorie. Ha il record di reti nella storia della Triestina ed è in nei primi 15 marcatori di tutti i tempi in Serie B. La nostra intervista esclusiva con Denis Godeas.

Se cercate nell'enciclopedia del calcio la voce "bomber di provincia", troverete sicuramente il suo nome. Stiamo parlando di Denis Godeas, ex attaccante che ha il record, assieme a Martorella e Diomedi, di aver siglato un gol in ogni categoria del settore calcistico nazionale. Mica facile se sei abituato a giocare tra i professionisti e finisci per lottare nei campi della terza categoria. Ma "l'ariete di Medea" ha sempre avuto il gol nel sangue, oltre ad una grande passione. Lo abbiamo intervistato in esclusiva per Calcio Totale.

Segnare in tutte le categorie è un record per "pochi intimi". Come ci sei riuscito?

Onestamente non ci ho fatto caso finché non sono sceso tra i dilettanti e allora qualche mio amico mi ha fatto notare questa cosa. E' sempre bello segnare anche se un conto è segnare in Serie A, un altro è farlo nei dilettanti. C'è una differenza dal punto di vista tecnico enorme.

Oltre al fiuto per il gol serve anche tanta passione...

Quella è fondamentale se vuoi davvero giocare a calcio. E' stata la spinta principale nella mia carriera, ma è la base per fare bene in questo mondo.

Ti manca il calcio giocato?

No, assolutamente. Anche perché quando posso gioco con i miei amici, mi manca lo spogliatoio. E' l'elemento che manca maggiormente a chi smette di giocare. Lo spogliatoio è bello in tutte le categorie anche se in Serie A ovviamente è un'altra cosa, ma nei Dilettanti scopri un mondo diverso.

Cioé?

Qui vedi gente che gioca a calcio davvero per passione perché non vengono pagati. Neanche il rimborso per la benzina. Capisci tante cose, io ho imparato tanto dal calcio dilettantistico.

Più di 100 gol in Serie B (105 per l'esattezza), ma poche presenze in Serie A. E' un tuo rimpianto?

Assolutamente no, perché non ho voluto io. Mi spiego, ho sempre preferito rimanere nelle mie zone, è stato un mio limite dal punto di vista professionale ma sono felice di quello che ho fatto. Quando dalla Triestina passai al Palermo lo feci solo perché il club aveva problemi economici, con tutto il rispetto per il club rosanero e per i suoi tifosi. Ma ho sempre preferito restare in zona, per questo non ho rimpianti. 

La Triestina squadra del cuore, hai anche il record di gol...

Credo che giocare nella squadra del cuore sia diverso che farlo da altre parti. A Trieste conosco tutti, in quegli anni conoscevo mezza curva, c'erano i miei parenti a vedermi. Era completamente diverso, non a caso sono tornato cinque volte, qualcosa vorrà pur dire.

E' vero che prima i difensori erano molto più attenti di adesso?

Non mi piace giudicare il calcio di oggi facendo il paragone con quello del passato. Posso dire che in passato i difensori menavano davvero forte. Oggi non potrebbero farlo con tutte le telecamere che ci sono. Magari era eccessivo all'epoca ed anche oggi è troppo, una via di mezzo sarebbe perfetta. Ma anche sul discorso dei rigori, prima per assegnarti un rigore dovevano falciarti, oggi invece in ogni partita c'è sempre un penalty. 

Ti ricordi qualche difensore che ti menava?

Ce ne sarebbero tanti, però posso dire che quando ero a Messina, in Serie C girone B, nell'anno della promozione in Serie B, c'erano difensori che davvero menavano in campo. Eppure io fortunatamente sono sempre stato un attaccante strutturato dal punto di vista fisico.

In Serie A ricordi qualche grande duello?

Ho giocato contro grandi giocatori e non saprei scegliere. Ma ti racconto un aneddoto legato a Barzagli: giocavo contro di lui nelle partitelle del giovedì quando ero a Palermo. Posso dirti che solitamente mettevo in difficoltà i difensori perché ero forte fisicamente ma attaccavo la profondità e non era semplice per loro, invece Barzagli non lo vedevo tanto in difficoltà. Un grande difensore.

Siamo stati sempre la patria degli attaccanti. Che succede oggi in Italia?

Io sono convinto che è un periodo, oggi ci sono tanti centrocampisti di qualità, quando giocavo io c'erano tanti attaccanti forti che era difficile lasciarne fuori qualcuno in Nazionale. 

Fuori dai Mondiali per il secondo anno consecutivo, qualcuno punta il dito sui settori giovanili che sfornano pochi giovani talentuosi...

Non è che prima il settore giovanile sfornava grossi talenti. Bisogna essere precisi. Se parliamo di un settore giovanile fatto bene, con soldi spesi alla crescita del ragazzo, neanche negli anni passati è stato fatto questo lavoro. Noi in Italia abbiamo sempre cercato la via più facile, prendere un ragazzo già pronto che è stato coltivato in qualche società satellite. Prendiamo l'esempio della Triestina: l'ultimo giocatore che ha iniziato dalle giovanili ed è finito in Serie A sono io. Eppure vado per i 50. Petagna e Pobega che sono di Trieste non hanno fatto le giovanili nella Triestina, sono stati presi dal Milan e sono cresciuti fino ad arrivare in Serie A. Così è diverso. 

Che idea ti sei fatto del fenomeno del momento, Haaland?

Una roba mai vista. Io ho giocato contro attaccanti formidabili, penso a Vieri, ma Haaland è un'altra cosa. Soprattutto perché tutto questo lo sta facendo a 22 anni. Frantumerà ogni possibile record. Quello che mi sorprende è la cattiveria agonistica in area di rigore, il gol in spaccata contro lo United è una roba incredibile. Attacca l'area con ferocia. 

Dal ruolo di giocatore a quello di allenatore in Eccellenza. Quale è la differenza principale?

Prima, da giocatore, dovevi solo pensare a quello che dovevi fare in campo, durante la partita o gli allenamenti. Ora da allenatore devi pensare a quello che devono fare 22 persone. Completamente diversa la situazione. Ma a me piace, il calcio è il mio mondo.

di Claudio Ruggieri