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Calcio italiano in crisi? Marotta: 'Mancano i maestri di un tempo'

di Claudio Ruggieri

Foto di Beppe Marotta

Pubblicato il 29/04/2022

Dichiarazioni importanti quelle rilasciate dal dirigente nerazzurro durante un evento a San Siro. Tanti i tempi toccati da Marotta, non solo Inter ma anche la crisi del calcio italiano. Alcune considerazioni di uno dei dirigenti più importanti in Italia.

A margine dell'evento "Il Foglio a San Siro", il dirigente dell'Inter Beppe Marotta ha parlato dell'attualmente momento del calcio italiano. Dichiarazioni a 360° gradi che hanno toccato sicuramente la situazione nerazzurra dopo il tonfo di Bologna ma anche la situazione del calcio italiano anche alla luce della mancata qualificazione (la seconda consecutiva) ai Mondiali. Marotta è stato molto chiaro, i problemi sono ampi, manca soprattutto qualcosa che possa spingere i ragazzi a giocare con passione.

"Da appassionato di sport ritengo che un grosso problema sia la mancanza di un Ministero dello Sport, questa è una lacuna. Da lì si declinano tante attività. Oggi la crisi è in tutte le discipline sportive, non ci sono più ragazzini che svolgono lo sport con passione. Un ministero può far capire che lo sport nelle scuole è fondamentale. Prima c'erano gli oratori, ora sono scomparsi e stanno scomparendo le società dilettantistiche. C'è la necessità di avere lo sport nelle scuole, un approccio motorio a partire dalle elementari e di strutture nuove. Poi c'è un altro aspetto: manca la formazione, non ci sono più i maestri di una volta come Favini o Vatta solo per parlare di calcio. Non essendoci buoni maestri non ci sono neanche buoni allievi. Sta alla politica capire che lo sport è un patrimonio della nostra Italia".

E' stata una giornata movimentata quella di ieri con la presunta morte del grande procuratore di calcio Mino Raiola, smentita prima dai medici e poi dallo stesso italo-olandese. A proposito di agenti, Marotta nella sua pluriennale carriera da dirigente ne ha incontrati tanti sicuramente. I procuratori spesso vengono etichettati come il male del calcio italiano e mondiale, ma secondo il dirigente nerazzurro non si può generalizzare e tiene a sottolinearlo.

"Una volta i contratti erano dei vincoli a vita, il procuratore non serviva. Con la liberalizzazione si sono formate queste categorie: ho delle critiche da fare perché spesso sono agenti che non hanno professionalità, c'è un albo a cui si può iscrivere chiunque. A volte hai a che fare con persone incompetenti. Poi ce ne sono altri bravi e responsabili. Ogni trasferimento coincide con operazioni di intermediazione, la mia speranza è che prevalga la linea da parte degli agenti che a volte è meglio non guadagnare e fare il bene dei propri assistiti piuttosto che andare alla ricerca ingorda di soldi".

di Claudio Ruggieri

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