Quattro partite in Premier League, 177
minuti giocati, una squalifica di mezzo di tre giornate per condotta violenta.
Eppure si era presentato bene in Community Shield contro il City di Pep
Guardiola e un super gol di tacco con il Fulham. Le premesse non hanno avuto
grande seguito nei mesi successivi, ma siamo appena ad ottobre e non si possono
dare giudizi affrettati per l’uomo copertina dei Reds.
Darwin Nunez è costato 75 milioni di euro
più bonus e Klopp ha chiesto alla stampa di attendere, di avere pazienza.
L’attaccante uruguagio non si è ancora integrato negli schemi del tecnico
tedesco, ma alla base di questo periodo grigio ci sarebbero dei problemi di
comunicazione. Sì, avete capito bene. Nell’ultima intervista a ESPNColombia,
Nunez ha raccontato diverse curiosità riguardanti il suo rapporto con Klopp.
"Onestamente
quando il tecnico parla alla squadra io non capisco nulla. E devo chiedere ai
miei compagni quello che è appena stato detto. Penso che il suo gioco sia molto
chiaro, ci dice di fare cose semplici, di non avere paura di giocare il pallone
e di avere fiducia in noi stessi. E poi, quando perdiamo il pallone, ci chiede
di pressare".
Insomma, il bilancio di questi primi
mesi non è poi così roseo. Lui sente la pressione e ha voglia di assorbire i
meccanismi offensivi della squadra in fretta, ma ancora non ha trovato la sua
dimensione per determinare come vuole lui, come faceva con la maglia del
Benfica. Questione di feeling che dovrà crescere in fretta, intanto i compagni
stanno provando ad aiutarlo in campo e fuori.
"A volte mi
sento indeciso su quello che devo fare, non ho fiducia in me stesso. Ma continuando
ad allenarmi e a giocare, le cose miglioreranno, anche perché il tecnico mi dà
sempre fiducia. Così come lo fanno il suo vice Lijnders e Matos, entrambi
parlano portoghese mi danno una mano traducendomi quello che dice l'allenatore.
E poi ci sono i compagni di squadra, che mi parlano e mi dicono di rimanere
calmo. E quando lo fanno io mi calmo davvero, perché so che se sbaglio qualcosa
loro ci saranno sempre per me".
di
Mario Lorenzo Passiatore