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Lippi sui Mondiali: “Temevo ci spiassero, ho chiesto ai miei di mostrare il sedere ai fotografi”
10/05/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
Il commissario tecnico campione del Mondo ha raccontato una serie di aneddoti all’università degli Studi di Roma-Unint. Ha indossato i panni del docente per un giorno, tra approfondimenti e risate ha rispolverato il successo più importante della sua carriera: “Ho avuto il sospetto che qualche fotografo si fosse appostato e spiasse i nostri schemi e allora…”
Storie straordinarie direttamente da Germania 2006. La spedizione di Marcello Lippi che ci regalò il mondiale in casa dei tedeschi, con un doppio trionfo: semifinale contro la Germania e finale con i cugini francesi. Momenti, frame lunghi una vita che resteranno per sempre nella mente dei tifosi. Dalla mimica facciale di Fabio Grosso, simbolo e icona di un intero movimento, all’esplosione di gioia di tutti i protagonisti nel finale. Per Lippi, il successo mondiale con la propria nazionale non è minimante paragonabile agli altri titoli conquistati con i club: “In Germania c'erano tanti italiani che venivano in albergo e piangevano, dicendoci 'regalateci questa gioia”'.
L’ex CT, ospite dell’Università degli Studi di Roma-Unint, ha parlato ai ragazzi durante il corso dal tema "Leadership, sport e valori di gruppo". E chi se non lui, può spiegare bene certe dinamiche per averle toccate con mano per diversi anni. Un incontro piacevolissimo che ha coinvolto i corsisti non solo dal punto di vista meramente tecnico, gradualmente l’allenatore di Viareggio ha iniziato a snocciolare una serie di aneddoti relativi alla gestione della squadra. Uno su tutti ha coinvolto l’intera platea: quando gli azzurri, per paura di essere spiati, mostrarono il lato B ai fotografi.
"La mattina della semifinale con la Germania ci stavamo riscaldando in un campo vicino a Dortmund, quando ho visto dei lampi di luce venire da una pinetina lì vicino. Ho avuto il sospetto che qualche fotografo si fosse appostato e spiasse i nostri schemi. Allora ho rivelato ai miei giocatori il timore ci fosse qualcuno, e ho detto: fingete di giocare, mettetevi tutti in fila, date le spalle al boschetto dove forse c'è qualcuno e al mio via chinatevi e tiratevi giù i pantaloncini. Lo hanno fatto, e ci siamo molto divertiti. Il fatto che poi non sia uscita nessuna foto dimostra che non c'era nessun fotografo acquattato. Ma dimostra anche la serenità e l'affiatamento che stava vivendo il gruppo, una caratteristica indispensabile per vincere. Perché le pur necessarie capacità tecniche non bastano se non c'è l'armonia della squadra. L'allenatore più bravo non è il più competente, ma quello che riesce a creare il gruppo".
di Mario Lorenzo Passiatore