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Sacchi protegge Spalletti: “E’ uno stratega, bisogna ripartire da lui per due ragioni…”

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto di Dal web

Pubblicato il 01/07/2024

Il commissario tecnico della nazionale è finito nel mirino della critica dopo la pesante debacle con la Svizzera. Sacchi ha scelto di schierarsi dalla parte del tecnico toscano. “Farà tesoro degli errori, ne sono certo. Ma ora deve puntare solo su calciatori che ritiene…”

L’Italia esce a pezzi dall’ultima spedizione tedesca e continua la scia delle polemiche sulla condotta della squadra in tutto il percorso. Sul banco degli imputati è finito Luciano Spalletti che non è riuscito a dare un’anima al gruppo. Non solo un gioco, la squadra è apparsa scarica e fuori forma in quasi tutti gli effettivi. Emblematica la gara con la Svizzera, dove tolto il palo di Scamacca non ci sono mai stati veri segnali di risveglio.

Azzurri a casa meritatamente e con poche attenuanti, adesso però si moltiplicano gli interrogativi sul futuro: Spalletti è forte del suo contratto di quasi tre milioni di euro fino al 2026. Ci sono le qualificazioni al mondiale e un obiettivo da centrare dopo il flop dei due ultimi cicli. In queste ore, dalle colonne del Corriere della Sera, ha parlato Arrigo Sacchi e si è schierato apertamente dalla parte del tecnico toscano.

"È giusto ripartire da lui perché è uno stratega. Farà tesoro degli errori, ne sono certo. Ma ora deve puntare solo su calciatori che ritiene ideali alle sue idee di gioco. Deve andare per persuasione e percussione, con un progetto definito e senza paure. Prima di tutto però deve puntare su uomini giusti, con valori morali solidi. Occorrono ragazzi affidabili e intelligenti. Siamo messi male, servono scelte forti e coraggiose".

Come ripartire e, soprattutto, come invertire la tendenza del doppio fallimento mondiale secondo l’ex commissario tecnico Sacchi. "Serve un rinnovamento, siamo rimasti fuori due volte dal Mondiale. Ma quante volte lo abbiamo ripetuto? Poi però non facciamo niente. In Germania hanno 24 centri federali. In Francia 16. La Svizzera 3. Noi uno, costruito nel 1957. Senza strutture non c’è progettualità. Senza progettualità non c’è crescita".

di Mario Lorenzo Passiatore

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