Vieri senza
filtri e a ruota libera sul suo passato da calciatore. Poca attualità e tanto amarcord
ai microfoni della Milano Football Week. L’ex bomber della Nazionale ha scavato
tra i ricordi, soprattutto quelli di inizio carriera quando bisognava sgomitare
nella seria cadetta per mettersi in mostra e fare qualche gol. Al centro della
chiacchierata anche il suo amico Pippo Inzaghi che oggi allena la Reggina in
Serie B.
“Quando chiacchiero con Inzaghi si
parla spesso di Serie B. Trent’anni fa, quando giocavamo noi in B, c’erano i
pazzi, quelli veri. Pure in C, gente con i tacchetti altissimi, ti correvano
dietro per novanta minuti. Prima si marcava a uomo: cazzotti, botte sui calci
piazzati, dita negli occhi, vasellina, cipolla. Ora si marca a zona e sei
spesso libero”.
Dalla vecchie
abitudini agli aneddoti, fatti di colpi proibiti lontano dai riflettori, come
spesso accadeva durante le partite. “Giochiamo
Palermo – Venezia, angolo per noi, la palla stava per arrivare a me e sento un
colpo alla tempia: pum. Mi ritrovo per terra,
sono stato due giorni a vomitare in ospedale. Non c’era Var, non c’erano tutte
le telecamere di oggi, andava bene tutto, sempre. Il calcio è cambiato negli
anni”.
L’esperienza
di Vicenza e il sapore dei tacchetti di Praticò e Lopez. “Chiedete a Pippo
Inzaghi cosa significava giocare contro il Vicenza. Avevano due difensori, Praticò
e Lopez, che ti urlavano tutta la partita e contemporaneamente litigavano fra
di loro. Due matti, io gliel'ho detto: "Siete due esauriti”.
Il racconto
più bizzarro risale ai tempi di Ravenna, stagione 1993-1994. L’epilogo non fu
certamente dei migliori. “A Ravenna sono
retrocesso e mi hanno buttato un pesce. Un pesciolino, era la contestazione a
Ravenna. Poi siamo andati tutti al Pineta ed è passato tutto. Come facevi a
salvarti a Ravenna, era a sette minuti dal Pineta. Io andavo anche quando era
chiuso (ride ndr)”.
di
Mario Lorenzo Passiatore