West Ham, Manchester United e Manchester City. In
Inghilterra ha vissuto per sette lunghi anni prima di approdare in Italia per
due stagione nella Juventus. L’Apache non è mai stato uno semplice da gestire e
spesso ha fatto scelte impopolari, come il passaggio da una sponda all’altra di
Manchester.
I tifosi dei Red Devils bruciarono la sua maglia
bollandolo come un vero e proprio traditore. In queste ore ha rilasciato un’interessante
intervista a Radio D Sports, raccontando il rapporto mai sbocciato con gli
inglesi e la loro cultura. Ha vissuto nel Regno Unito ma ha sempre rifiutato qualsiasi
forma di integrazione per una serie di motivi personali.
"Ho avuto un
problema culturale con loro, perché i racconti di mio zio hanno segnato la mia
infanzia. Mio zio giocava nel River, era l'unico tifoso del River in famiglia,
giocava nella squadra riserve. Proprio quando avrebbe dovuto disputare una
partita con la prima squadra, fu reclutato per la guerra delle Falkland e non
poté mai coronare quel sogno. È diventato un alcolizzato dopo la guerra, è
stato molto male. Eravamo molto vicini e questo ha avuto un impatto enorme su
di me.
Giocare in Inghilterra per sette anni è stato solo per lavoro, non mi
sono mai adattato alla cultura inglese. Non avevo intenzione di imparare
l'inglese per ragioni mie. Le mie figlie parlano inglese, studiano in
inglese".
di
Mario Lorenzo Passiatore