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Stop alla figura del genitore – dirigente: la decisione di un club di Serie D

18/09/2022

di Mario Lorenzo Passiatore

E’ un segnale forte che arriva dal Piemonte, un modello che presto potrebbe coinvolgere altre associazioni sportive per tutelare la crescita dei bambini all’interno del contesto sportivo. Il presidente del club ha militato per tanti anni in Serie A. “Affidare questo compito ad un genitore di un ragazzo della rosa si prestava a fraintendimenti e  allora…”

Siamo in serie D, in provincia di Torino, a Chieri per l’esattezza. E l’iniziativa è di quelle forti che hanno una ragione e un obiettivo ben preciso. Il presidente è un ex calciatore di Serie A, uno che nello spogliatoio è cresciuto a suon di parate. Stefano Sorrentino, portiere e storica bandiera del Chievo Verona, ha deciso di posare i guantoni sui ragazzi, per proteggerli dalle ingerenze interne dei familiari.

Stop alla figura del dirigente – genitore o se preferite del genitore – dirigente. L’ordine delle parole non cambia la sostanze e i contenuti:  nessuna interferenza con i ragazzi, liberi di crescere, sbagliare e vivere sereni l’esperienza umana e sportiva fuori e dentro il rettangolo di gioco. E’ una linea di rottura con il recente passato, un passo forte ma consapevole a tutela dei bambini. Chi lavorerà per il Chieri non dovrà avere nessun tipo di coinvolgimento emotivo, ma solo contribuire alla crescita degli allievi.

“La nostra scelta vuole dare un segnale d’indipendenza – spiega Omar Cerutti, responsabile del Settore Giovanile, ai microfoni de ‘La Stampa’ – sappiamo bene come il ruolo del dirigente sia fondamentale nelle squadre per l’aspetto educativo e il filtro con le famiglie”. Affidare questo compito ad un genitore di un ragazzo della rosa si prestava a fraintendimenti. Così, in accordo con il Presidente Sorrentino e il DS Montanaro che hanno sposato il progetto, abbiamo deciso per un ruolo neutro di una persona non emotivamente coinvolta”. 

Il messaggio è forte e chiaro e arriva dritto al cuore dei vari settori giovanili. In attesa che anche altre associazioni possano trasformare l’esempio in un nuovo modello da seguire.

di Mario Lorenzo Passiatore

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