E’ la voce
storica di Rai Radio 1, un uomo in grado di far vedere (senza telecamere) le
partite ai radioascoltatori. Già, l’arte delle narrazione supera ogni confine:
l’immaginazione attiva le emozioni, il racconto (il suo) mette i brividi. A
prescindere dalla partita, resta sempre un piacere ascoltarlo per proprietà di
linguaggio, ritmo e pulsazioni. Repice è occhio e cuore nello stesso istante,
uno degli ultimi giornalisti narratori in grado di raccontare il live con una
disinvoltura mai vista, anzi mai sentita prima.
Ha rilasciato
di recente un’interessante intervista a Cronache di Spogliatoio, parlando di
uno spaccato della sua vita. Un episodio forte che mette i brividi perché il
timing giocò un brutto scherzo a un suo caro amico.
“Vi racconto la storia di Domenico
Gualtieri, il mio compagno di banco in terza media. Domenico era un ragazzino
come me che va il pomeriggio a giocare al lago e non sapeva nuotare. Cade e
muore. Io ho vissuto per anni con questo grande rimorso. Caspita se ci fossi
stato non sarebbe morto. Nessuno, compreso il cugino Roberto, non sapeva
nuotare. Per cui mi sono portato dietro questa storia per tantissimo tempo. Ho
sofferto parecchio”.
Il dramma
nella testa e le difficoltà di ripartire in un nuovo ambiente, in una scuola
diversa, quella per ragazzi più grandi, il Liceo. Ed è lì che per la prima
volta, il calcio entra in maniera determinante nella sua vita.
“Al Liceo notavo il distacco dei
compagni di scuola, capire che venivo da un’altra realtà da un’altra situazione
non è stato semplice. Ma alla fine mi ha aiutato il calcio, mi ha aiutato il GS
Aurora Lecco, dove giocavo al pallone. Sai in uno spogliatoio si cementano
delle amicizie, si cementano dei rapporti che poi ti aiutano anche nella vita.
In uno spogliatoio trovi il prepotente, trovi quello più debole, trovi quello
più forte, quello più simpatico, quello antipatico e cominci a relazionarti.
Sì, è una metafora della vita, ti aiuta a prendere le misure. Lì impari, impari
tanto”.
di
Mario Lorenzo Passiatore