Sebastian Giovinco e l’esperienza particolare con Antonio Conte.
Ha vissuto più vite con la maglia della Juve. E’ nato e cresciuto con i
bianconeri: il settore giovanile, il campionato Primavera e il Torneo di
Viareggio, solo per citare i successi più importanti con i pari-età. L’esordio
in prima squadra nella stagione 2006-2007, poi il prestito all’Empoli e il
ritorno alla Juve per due stagioni dal (2008 al 2010) senza lasciare il segno.
L’esperienza più importante è senza dubbio quella con Antonio
Conte in panchina (dal 2012 al 2015), fu proprio il tecnico salentino a
chiederne il suo acquisto. L’ennesimo ritorno che gli ha dato la possibilità di
giocare e vincere due scudetti con la casacca bianconera. Si è raccontato in
queste ore a “Cronache di Spogliatoio” e ha parlato del tecnico salentino.
Un uomo dal carattere forte, difficilmente malleabile che ha sempre usato il pugno duro con lo
spogliatoio. Insomma, si fa così, punto. Giovinco ha rivelato l’umore, lo stato
d’animo del gruppo subito dopo il suo addio. Un bel sospiro di sollievo per i
muscoli e la serenità mentale dei calciatori.
"Era
un martello. Una volta riprese Buffon negli spogliatoi perché stava
festeggiando: dovevamo ancora raggiungere il record dei 100 punti. Dopo il suo
addio, i giocatori respiravano e sorridevano. Ti sentivi rinato. Perché eravamo
stati spremuti per anni". Spremuti, è proprio il termine che tanti ex
allievi di Conte hanno utilizzato per descrivere l’avventura in bianconero.
di
Mario Lorenzo Passiatore