Eccolo in tiro per la sua nuova esperienza a Marsiglia. Ha risposto alle
prime domande dei giornalisti, non ancora in francese, per quello ci sarà tempo
e modo di imparare. Adesso l’importante è farsi capire, dunque agire in campo e
con i giocatori. Non c’è tanto tempo, lo prevede il contratto e lo impone il
calendario. “L’obiettivo è arrivare tra le prime quattro, altrimenti mi mandano
via. Sono gli accordi”.
Più
chiaro di così, non si può. La strada è
solo una e l’ambiente non è certamente il posto più sereno per gli allenatori.
Lo dice la storia recente di Marcelino e Tudor, suoi predecessori. L’Equipe ha
persino ironizzato: “Adesso a chi tocca?”. Gattuso si è così espresso anche sui
tifosi. “Conosco
queste difficoltà, so che la piazza è calda, ma non mi fa paura, conta il
lavoro. Si vive una volta sola, e quindi non potevo dire di no, se il Marsiglia
ti chiama".
Un occhio
al futuro e alla nuova avventura, uno al passato per presentare il suo lavoro
ai giornalisti e ai media francesi. Squadra tosta, ma propositiva. Meglio avere
la palla che lasciar giocare gli altri. Due, tre punti prima di indossare tuta
e fischietto.
"Il
Gattuso allenatore è molto diverso da quello giocatore, che forse non farei
giocare in una mia squadra oggi. Scherzi a parte, mi piace avere una squadra
che gioca dal basso, aggressiva nel recupero, che palleggia e gioca nella metà
campo avversaria. Al Milan come al Napoli penso che si è visto un buon calcio.
Non sono un allenatore aggressivo, ma dico le cose in faccia, ho litigato poche
volte con i giocatori. Al limite devo migliorare il mio rapporto con i
dirigenti se voglio continuare in questo mestiere”.
di
Mario Lorenzo Passiatore