Il ricorso del Lecco è stato accolto e la squadra
del presidente Paolo Di Nunno è stata riammessa in Serie B, dopo aver
conquistato il campionato cadetto sul campo. Il numero uno del club lombardo
aveva minacciato più volte di lasciare il calcio, nel caso in cui fosse
arrivata una decisione diversa dagli organi giudicanti.
Una
centrifuga di polemiche che ha coinvolto anche altre squadre: il Foggia
(perdente finale play off) e il Brescia di Cellino che aveva presentato la
doppia iscrizione in C e in B. Durante l’ultima puntata di Sportitalia Mercato,
il presidente Di Nunno si è sfogato a microfoni accesi.
"Quest'anno la mia era una squadra da retrocessione,
invece è andata in B. I presidenti di C raccontano solo cavolate.
Per fare un campionato medio ci vogliono dai due ai tre milioni e poi la Serie
C non ti dà niente. Ho incassato di più nei play-off dove ho riempito lo
stadio. Lecco è una bellissima città però c'è un punto interrogativo: i soldi
se li tengono tutti per loro. Tanto c'è lo scemo, io, che è venuto dalla
Puglia che li mette. Però adesso sto vincendo io e vedremo chi vincerà in
futuro".
La decisione drastica in caso di esito diverso del
ricorso e i complimenti ai suoi avvocati per il lavoro svolto in questi giorni
caldissimi di luglio.
"In quattro-cinque
anni ho preso il Lecco dal fallimento e l'ho portato in Serie B. Non sono
Berlusconi io. Non ho tanti soldi. Ho fatto quello che ho potuto. Eravamo gli
sfavoriti quando abbiamo iniziato i play-off. Nessuno pensava al Lecco. In caso
ripartenza dalla D avrei lasciato tutto. Se non avessi vinto il ricorso avrei
lasciato il calcio. Devo fare i complimenti ai miei due legali, l'avvocato
Salvatore De Lorenzi e Zillari. Contro il Foggia abbiamo fatto due ottime
partite. L'allenatore Luciano Foschi è confermato. Lo stadio? Per adesso noi
giochiamo a Lecco. Come faccio ad andare fino a Padova? I posti nello stadio ci
sono. Non li hanno contati".
Poi sul Brescia e Cellino: "Loro volevano farmi le scarpe, loro hanno ancora i comandi vecchi come le tazze di caffè che si girano e si voltano. Ma avevo ragione io e dovevo andare per forza in Serie B. Ho vinto sul campo e non ho rapinato nessuno".
di
Mario Lorenzo Passiatore