Una vita a Brescia e
una valanga di gol per quello che è diventato negli anni il suo pubblico. E’ il
miglior cannoniere della storia del club con 179 reti complessive. Parlare di
Andrea Caracciolo da queste parti è motivo di grande emozione. L’Airone, oggi
fa il presidente del Lumezzane, ha tolto gli scarpini per indossare giacca e cravatta.
La sua squadra ha
affrontato in amichevole il “suo” Brescia, praticamente un derby del cuore. E’
tornato indietro nel tempo parlando del periodo migliore della sua carriera attraverso
i canali di Bresciaoggi. Ha ancora gli occhi lucidi pensando a quei momenti.
“Mi viene in mente una grande storia d’amore, fatta da un
giocatore che era il simbolo della tifoseria, della gente di Brescia, della
città. Ma questa tifoseria, questa gente, questa città hanno dato tutto al
giocatore. Ho fatto semplicemente il mio. Dovevo fare gol e ne ho segnati
parecchi. Dovevo dare tutto per la maglia e così è stato sempre. Ci ho
messo la faccia nei momenti difficili, ci mettevo le ali nei momenti belli. Ero
un punto di riferimento, avevo la fortuna di emozionare quando giocavo al Rigamonti
e il pubblico mi emozionava quando partiva il coro dedicato a me”.
Roberto Baggio e Pep
Guardiola: il ricordo di quella squadra resta indelebile, fatta di grandi
uomini e giocatori enormi. Per Caracciolo, in questa Serie A, nel campionato di
oggi, le rondinelle avrebbero recitato un ruolo da protagonista lottando per
obiettivi ben più ambiziosi. “Era il miglior Brescia della
storia ma comunque lottava per non retrocedere. Oggi si batterebbe per lo
scudetto, non ci sono dubbi”.
di
Mario Lorenzo Passiatore