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Dalla Premier League: “Capello mi impedì di vedere la nascita di mio figlio”
19/06/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
Un episodio che ha segnato particolarmente la vita del calciatore inglese, anche perché, Capello avrebbe disatteso una promessa, non mantenendo la parola data qualche ora prima. “Disse che aveva bisogno di me, anche se era solo un’amichevole e che avrei giocato nel secondo tempo e alla fine decise di…”
Storie e aneddoti di calcio che vanno oltre la vita meramente sportiva. Ben Foster, ex portiere del Manchester United si è raccontato nel corso di queste ore al Podcast di Peter Crouch. Attualmente svincolato, l’ultima esperienza in Premier League, è stata con la maglia del Watford. Foster ha parlato della sua esperienza con Fabio Capello nella nazionale dei Tre Leoni e di un episodio davvero singolare che spiega il carattere dell’allenatore friulano.
"Mia moglie stava per partorire, le si erano da poco rotte le acque. Lo dissi all’allenatore e lui mi rispose che avremmo iniziato gli allenamenti mezz’ora dopo. Gli chiesi se avessi potuto raggiungere mia moglie in ospedale a Manchester, ma fu irremovibile. Disse che aveva bisogno di me, anche se era solo un’amichevole e che avrei giocato nel secondo tempo. Non mi fece giocare, restai in panchina tutti i 90 minuti. Persi quindi la possibilità di assistere alla nascita di mio figlio. Mi mancò di rispetto".
Insomma, un rapporto compromesso per una promessa non mantenuta. E soprattutto per non avergli permesso di abbracciare moglie e bimbo per la prima volta insieme. Il portiere inglese ha raccontato anche la sua esperienza con uno dei leader del gruppo del Manchester United: il solito Roy Keane, presente nei racconti di tanti ex.
È un tizio che fa paura, io me la facevo sotto quando lo vedevo. E da quanto diceva lui, gli passavo il pallone troppo lentamente. Quindi, mi massacrava. Fermava il pallone, mi rimproverava e poi ricominciava a giocare".
Uno che alla via del dialogo ha spesso scelto di fare i fatti. Quasi sempre con modi al limite della sopportazione e atteggiamenti irriverenti. Ma chiunque abbia avuto a che fare con lui, ha imparato in fretta su come relazionarsi. Alla fine, nel capitolo incubi del portiere inglese, c’è il solito Roy insieme a un allenatore italiano, un altro che non ha mai fatto sconti neppure per sé stesso, figuriamoci per gli altri.
di Mario Lorenzo Passiatore