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Baldini e l’aneddoto di Santa Rosalia: “Una promessa lunga diciotto anni”
30/05/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
L’allenatore dei rosanero è andato oltre l’aspetto meramente sportivo raccontando un episodio che attendeva da quasi un ventennio. Il rapporto privilegiato con la Santa patrona della città. “Parto dalla fede e arrivo a tutto. Se oggi sono a Palermo e gioco questa finale è perché…”
La vittoria contro la Feralpisalò consente al Palermo di giocarsi la finale play off con il Padova. Adesso la strada verso la B sembrerebbe meno impervia rispetto a qualche mese fa. Trentacinquemila persone per sostenere la squadra di Silvio Baldini verso un traguardo che manca all’appello da troppi anni. E’ una città che è tornata a sperare e, soprattutto a trascinare, in maniera massiccia dagli spalti. Ieri, proprio l’allenatore dei rosanero è stato protagonista di una conferenza stampa a dir poco mistica. A tratti fortemente spirituale, dove ha raccontato un aneddoto davvero curioso, quasi una promessa tra la Santa patrona della città e il tecnico toscano. Lui che è sempre stato un uomo di fede, ancora prima di mettere piede in un campo da calcio.
"Io non sono amante di niente, sono solo realista ed esprimo me stesso. La mia esperienza di vita è questa: parto dalla fede e arrivo a tutto. Se oggi sono a Palermo e gioco questa finale è perché per tutti i 18 anni che sono venuto a Santa Rosalia sentivo che sarei ritornato e se sono in finale è grazie al destino. Io credo nel destino, inteso come credere in quello che fai e in ciò che ami, per me ad esempio è la mia famiglia. Per nutrirla di certi valori mi ha aiutato la mia fede. Mi sembrava impossibile dopo 18 anni tornare qui ma invece è accaduto. Non sono superstizioso, io so che attraverso l'espressione dei propri sentimenti si riesce a trasmettere cos'è l'amicizia, l’amore verso un figlio, il rispetto per chi ha bisogno. Queste cose cerco di portarle nel mio lavoro, e credo che se sono qua dopo 18 anni è anche grazie a Santa Rosalia, perché in questi anni che sono andata a trovarla soltanto lei sa cosa di cosa parlavo".
La missione del Palermo deve ancora concludersi a giugno con la doppia finale contro il Padova, ma l’allenatore di Massa ha voluto raccontare le sue emozioni e il rapporto privilegiato con la Santa patrona della città di Palermo. Una racconto dopo l’altro, come quello del mercante che ha citato in conferenza dopo averlo portato come esempio ai suoi calciatori.
"Ai miei ragazzi ho raccontato la storia di un mercante libanese che ho conosciuto a Massa. Era talmente povero che da mangiare aveva solo un limone per non sentire i morsi della fame. Un giorno decise che quel limone sarebbe stata la base e cominciò a fare limonate, guadagnandosi il pane. Pian piano ha scoperto che con il marmo si potevano fare affari, è venuto a Carrara, ha imparato cosa è il marmo e oggi è un uomo ricchissimo. Lo è diventato perché si è appellato alla speranza, che è una cosa in cui devi credere, specie chi parte svantaggiato rispetto agli altri. Noi lo eravamo ma non perché non siamo forti ma perché le condizioni che si creano quando le cose vanno male ti fanno sentire un asino quando non lo sei”. Ora toccherà al Palermo, alla speranza dei suoi giocatori, di provare a trasformare questo viaggio mistico verso la B in qualcosa di reale e tangibile per la città e tutti i suoi tifosi.
di Mario Lorenzo Passiatore