Calcio Totale Racconta

Baggio: ”Nella vita precedente ero un atleta con due ginocchia messe meglio”

22/03/2022

di Mario Lorenzo Passiatore

Foto: Flick - Wikimedia Commons

Il Divin Codino è comparso nella prima puntata del nuovo format su Netflix di Alessandro Cattelan. Ovviamente non poteva che parlare della sua vita da calciatore e degli episodi che hanno segnato in parte la sua esistenza. Si è lasciato sfuggire anche una confessione: “Sì, devo dire che mi manca molto giocare, però purtroppo…”

Parla di rado e lo fa quasi sempre con un tono rassicurante. Non è una cosa abituale vederlo in tv o trovare una sua dichiarazione sui giornali. Dopo aver smesso con il calcio ha ripreso in mano la sua vita lontano da tutti i riflettori. Roberto Baggio era tremendamente a suo agio in campo, molto meno sotto le luci delle telecamere. Scelte di vita. 

Capita, ogni tanto, di vederlo attraverso il profilo Instagram della figlia Valentina. Proprio dal suo account è diventata virale la foto di Roby con la vecchia Panda, qualche mese fa. Piccoli frame che compaiono qua e la, l'ultima gallery in occasione del suo compleanno, lo scorso 18 febbraio.

Quando torna a parlare è sempre un piacere ascoltarlo. Abbiamo avuto la fortuna di rivederlo nella prima puntata di "Una semplice domanda", il nuovo format di Alessandro Cattelan su Netflix.

Il Divin Codino non poteva non parlare della sua vita da calciatore che lo ha reso celebre agli occhi del mondo. Gli infortuni, la convivenza con gli acciacchi continui e quella voglia di isolarsi dall’ambiente circostante.

 "Venivo da vent’anni di dolori e infortuni di tutti i tipi. Quando ho smesso sono andato in Argentina, non volevo vedere più nessuno, volevo stare da solo, alla fine è stata una liberazione. Oggi mi manca molto giocare. Però purtroppo come tutte le cose belle arriva un giorno che devi dire basta. Io sono stato un po’ costretto perché era diventato difficile anche allenarmi. Ma non ho rimpianti”.

Un viaggio nella sua adolescenza, fatta di sogni, ginocchia sbucciate e conversioni. Come quella del 1988, quando decise di avvicinarsi ai principi del Buddhismo in un momento molto delicato della sua vita, segnata dal primo vero infortunio e da una profonda crisi interiore.

“Da bambino mi veniva tutto facile, ho sempre giocato a calcio. Quando sei piccolo impari i trucchi del mestiere e te li porti per la vita. Poi è chiaro, uno deve avere del talento, una predisposizione. Secondo il buddismo è qualcosa che ci portiamo da una vita precedente. Sono cose che fanno parte del nostro karma, del nostro bagaglio e ci indirizzano verso una determinata strada piuttosto che un’altra. Magari io nella vita precedente ero un atleta, con due ginocchia messe meglio".

di Mario Lorenzo Passiatore

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