Calcio Totale Racconta
Tutti i nodi di Allegri, c’è un dato che mette a nudo le fragilità della squadra
15/09/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
Due vittorie in sei gare di campionato, due sconfitte su due in Champions League. Eppure le statistiche appaiono più generose delle prestazioni in sé. La Juve è più brutta di quanto possa sembrare dai numeri: la gara contro il Benfica mette a nudo tutte le difficoltà della squadra in questo nuovo avvio di stagione. Autonomia ridotta ai primi venti minuti e poi costantemente in balia dell’avversario, la squadra appare sgonfia nelle gambe e nelle testa. Sono valutazioni che spesso si fanno in primavera, non a settembre dove difficilmente si tirano linee immaginarie per fare bilanci. Invece è necessario allargare i confini e tirare dentro tutti i problemi che riguardano gli aspetti del gruppo.
La Juve palesa evidenti difficoltà nel fare le cose d’insieme: organizzare una trama offensiva, recuperare il possesso, lavorare sui movimenti senza palla, tenere il campo e gestire i momenti. L’ultimo punto è forse tra i più deleteri della versione 2.0. Dopo aver acquisito il vantaggio, i bianconeri, di default, è come se attivassero il pilota automatico. Tutti dietro la linea a protezione della propria metà campo, anche con un’ora di gioco davanti. Un concetto che non paga mai in Europa e non è più sufficiente neppure in Italia, dove l’approccio delle medio-piccole è tendenzialmente cambiato.
Il dato più allarmante lo fornisce la Lega serie A che ha stilato le statistiche sul possesso palla nelle due fasi. I bianconeri sono penultimi (davanti al Lecce) per possesso palla nella fase offensiva. La Juve presidia l’altra metà campo esclusivamente con azioni estemporanee, con una durata media di nove minuti a partita. Non può essere un caso, ma una scelta delineata, consolidata e consapevole di serrare le linee e di lasciare tanto campo in avanti. Spazio che dovrà essere coperto dopo per imbastire una nuova fase d’attacco. Di seguito la grafica del match analyst Simone Contran.
Dall’interrogativo tattico si passa all’aspetto meramente fisico. La Juve non sa cosa fare con la palla, corre poco e male quando deve tornare in possesso. E’ un tema che, abbinato ai problemi già menzionati, trasmette un senso di impotenza e smarrimento agli undici in campo. Un punto che preoccupa e non poco, proprio alla luce del periodo: la stagione è appena cominciata e il più brillante è Arek Milik, l’ultimo arrivato che ha sostenuto una preparazione lontano da Torino. Lecito chiederselo, naturale provare a dare delle risposte o delle possibili soluzioni. La stagione corre spedita con un calendario serrato per lasciare poi spazio al mondiale. Il tempo delle riflessioni è aperto, magari non ancora maturo quello delle decisioni, ma i nodi sono troppi dopo appena otto partite stagionali.
di Mario Lorenzo Passiatore