Nel ricordo di Silvio Berlusconi
abbiamo riportato una serie di aneddoti che lo hanno visto protagonista
assoluto nel mondo dello sport. Uomo trasversale, in grado di acquisire
consensi in ogni settore della vita pubblica e di intraprendere con grande
brillantezza nuovi e avvincenti progetti.
Tra le sfide più importanti, il Milan. Nel corso della sua presidenza ha
costruito un vero e proprio impero fatto di 29 trofei (di cui 5 Champions) in
31 anni di presidenza. Tra le mire di Berlusconi c’era la volontà di contrastare (sportivamente parlando) l’egemonia
degli Agnelli nel mondo del calcio e, dunque, della Juve.
In quale modo? Intervenire a
gamba tesa in chiave mercato sui migliori talenti del momento. Era la calda
estate del ’90 quando Agnelli e Berlusconi giocarono “a scacchi” per
accaparrarsi Roberto Baggio. E’ un aneddoto che racconta Adriano Galliani nel
libro “Le memorie di Adriano G.”.
“Quella
volta a Torino andammo in elicottero. Pensavo che ci avrebbero abbattuto.
Invece arriviamo a corso Marconi, c’è anche Romiti, e Agnelli ci chiede di
rinunciare a Baggio, introduce anche discorsi extracalcistici. La fusione tra
Rinascente e Standa. Io capisco che Berlusconi ci sta ripensando e intervengo,
alzo la voce. Agnelli mi richiama all’ordine: “Si calmi, non faccia così…”.
Finì che Baggio andò alla Juve”.
Cinque
anni sotto la Mole che permisero al Divin Codino di conquistare uno storico
Pallone d’Oro. Roby al Milan approdò comunque, ma nel 1995, e ci restò per due
stagioni. Berlusconi avrebbe voluto portarlo a casa un quinquennio prima. Ma a
spuntarla, fu l’avvocato Agnelli, in uno
dei tanti testa a testa di mercato.
di
Mario Lorenzo Passiatore