Calcio Totale Racconta
Una vita appesa a un filo, quando Thiago Silva rischiò di morire
22/09/2022
di Mario Lorenzo Passiatore
Nel giorno del suo compleanno abbiamo ricordato l’episodio che ha segnato l’esistenza del calciatore brasiliano. A 21 anni era destinato a lasciare il calcio, i medici gli avevano diagnosticato una malattia in stato avanzato con poche speranze di farcela
Il paradosso della vita di un atleta. La carriera di un calciatore o di uno sportivo in generale, può cambiare da un momento all’altro, per un colpo di fortuna o per un evento avverso in grado di stravolgere i piani. E’ un po’ la vita di Thiago Silva, come in un film dall’epilogo felice ma dal percorso impervio e tortuoso. 38 anni oggi, colonna del Chelsea dal 2020 e ancora prima faro e leader di PSG e Milan. Ha vinto praticamente tutto con i club, sommando le varie avventure europee.
L’esperienza di Thiago in Europa è da dividere in due parti: la prima che in pochi ricordano, risale alla stagione 2004 – 2005. Il Porto si assicura le prestazioni di un giovane brasiliano dalla Juventude. La nuova avventura dei lusitani era partita con un cambio in panchina: nientemeno che Luigi Del Neri (condottiero del Chievo dei miracoli), come successore di José Mourinho. Ma l’esperienza del tecnico italiano durò solo un mese, una parentesi brevissima che si chiuse praticamente ad agosto.
Il calvario di Thiago comincia proprio dal Portogallo, viene aggregato alla squadra B del Porto e per una serie di situazioni negative non riesce ad esordire nella squadra A. Il brasiliano ha problemi respiratori, una vicenda che preoccupa lo staff e lo costringono allo stop nel giro di poco tempo. Solo 14 presenze nella seconda squadra dei lusitani. A gennaio è pronto il biglietto per la Russia: destinazione Dinamo Mosca. Più che un semplice trasferimento, sembra un segnale d’addio al calcio dei grandi. Riparte con una valigia scarica di sogni e povera di ambizioni.
Ansia e paura prendono il sopravvento, a Mosca lo staff blocca il calciatore, corre poco e si stanca subito. I problemi respiratori si tramutano in febbre alta, tosse e sudorazione continua. Thiago viene trasportato d’urgenza in ospedale, il parere medico lascia senza parole la famiglia: tubercolosi. C’era il serio rischio di aver compromesso i polmoni e dall’ultimo referto la malattia risultava in stato avanzato, ancora due settimane e rischiava di lasciarci le penne. Uno choc che costrinse il giocatore a fermarsi un anno intero.
Giorni di cure e rassicurazioni prima di tornare a casa, in Brasile. Si rimette in moto, torna a correre, la Fluminense decide di tesserarlo. Tre stagioni per rilanciarsi e ritornare in Europa. La valigia è la stessa, il treno no. Quello passa una volta sola, a volte anche due e forse è quello giusto. Dal Milan la chiamata che poi l’ha consacrato per oltre un decennio nel grande calcio. Thiago, il muro di Rio con l’Europa nel destino, nonostante le avversità della vita.
di Mario Lorenzo Passiatore