L’eliminazione dell’Italia all’ultima spedizione
tedesca continua a far discutere. Non per il ko con la Svizzera agli ottavi di
finale, quanto per l’intero percorso degli azzurri che non sono riusciti a dare
un senso al torneo da campioni in carica. Anche per i media stranieri, in cima
alla lista di quelle che hanno deluso, c’è senza dubbio l’Italia.
Sul banco degli imputati Luciano Spalletti per non
aver dato un’identità precisa al gruppo, ma anche i vertici federali, Gravina
su tutti. Arrigo Sacchi, ex commissario tecnico azzurro, ha provato ad andare
oltre il risultato del campo, optando per una riforma profonda e radicale che
parte dal basso.
“Se vogliamo
essere competitivi nel futuro – spiega Sacchi - dobbiamo investire adesso sui
settori giovanili. È l’unico percorso possibile. E dobbiamo dare spazio alle
nazionali: da noi le società fanno fatica a darti un ragazzo per uno stage di
tre giorni, all’estero e la norma. Ero il responsabile delle giovanili
dell’Italia, convoca un ragazzo e il club cui apparteneva non volle darmelo
perché la domenica doveva andare in panchina in una gara di campionato di
pochissima importanza. Mi domando se quel ragazzo abbia imparato di più a stare
seduto in panchina e a guardare gli altri giocare oppure avrebbe acquisito
maggiore esperienza e conoscenza se avesse risposto alla convocazione con
l’Italia”.
Poi ha allargato la sua disamina a
tutto il movimento nazionale che coinvolge attivamente il lavoro dei club sul piano strategico. Sacchi ha proposto una serie di modelli per
anticipare la concorrenza sul mercato, ma quelli analizzati restano comunque
iper - onerosi.
"La notizia è che Manchester City, una delle società più
ricche del mondo, sta puntando sui giovani e sta trattando quelli che ritiene i
migliori sul mercato, evitando calciatori costosi e già fermati. Un po’ come
fece il Real Madrid quando investì su Guler ed Endrick. È chiaro il progetto di
questi club: vogliono portarsi avanti con il lavoro e anticipare la
concorrenza. Immaginate quali benefici possono trarre Miles, Barrett e McAidoo,
i tre giovani che il City potrebbe chiudere a breve, quando si allenano assieme
ad Haaland o a Rodri, sotto la guida di un maestro come Guardiola.
In Italia purtroppo i club non sono così lungimiranti. Qui da noi
si va ancora a caccia del nome per impressionare il pubblico, non abbiamo
l’umiltà di vedere che cosa stanno facendo all’estero. Non c’è nulla di male a
copiare una buona idea che arriva da oltre frontiera. Sarebbe un più che
gradito atto di umiltà, perché significherebbe che finalmente i nostri
dirigenti hanno capito i loro errori e stanno cercando di correggersi”.
di
Mario Lorenzo Passiatore