Si era
ampiamente intuito che il clima all’interno della federazione non fosse dei
migliori. Paolo Nicolato, ex commissario tecnico dell’Under 21, ha raccontato
con pochissimi filtri l’addio agli azzurrini. Una scelta dolorosa segnata da
una serie di crepe che si sono palesate nel tempo. Il rapporto con Roberto
Mancini non è mai stato idilliaco e alla base delle scelte c’erano diversità di
vedute abbastanza nette tra i due. Il modo di concepire la nazionale, il
sistema delle convocazioni e la struttura delle giovanili. Insomma, più di un
punto sotto la lente d’ingrandimento.
"Per me si
arriva in Nazionale maggiore con un po’ troppa facilità. Non è un messaggio che
condivido in pieno: può essere pericoloso. Non è facile gestire i ragazzi
che fanno il passaggio tra i grandi e poi tornano in Under 21: inconsciamente
gli obiettivi cambiano. La sensazione di arrivare in prima squadra con una
certa velocità credo sia sbagliata. La convocazione per me è un fatto serio,
frutto di un percorso, di un merito: non di un’età".
Nicolato non era d’accordo
con il nuovo incarico attribuito a Mancini e non ha mai visto di buon grado il
fatto di organizzare le giovanili con la stessa struttura della prima squadra.
Troppi dissidi e pochi punti in comune.
"Per me la Nazionale non è un club e la
U20 e U21 non possono essere trattate come una Primavera di A: le dinamiche
sono diverse, le competizioni pesano e c’è poco tempo per lavorare. Condivido
poco il fatto di giocare allo stesso modo della prima squadra: ogni annata è
diversa e bisogna tirare fuori il meglio dai calciatori. Legarsi agli schemi mi
pare fuori logica“. Per il resto prevale il dispiacere per
un’esperienza importante ormai conclusa: “Mi dispiace che
il progetto sia naufragato, ma ora ce ne sarà un altro. La mia esperienza era
giustamente al termine già da aprile".
Poi un pensiero a Claudio Gentile, l’ultimo CT che ha vinto con la selezione under 21,
e che spesso ha attaccato il sistema per averlo tagliato fuori dal calcio dei
grandi. Nicolato non si è risparmiato nemmeno su di lui.
"Ne ha dette
anche altre nei miei confronti e provo solo tenerezza per lui, che mi giudica
maleducatamente senza conoscermi. Io non ho mai avuto interferenze di alcun
tipo e il rapporto con i giocatori, che in maggior parte conservo, è sempre
stato del tutto corretto e diretto".
di
Mario Lorenzo Passiatore