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Kvaratskhelia, sette motivi che lo rendono un giocatore d’altri tempi
05/02/2023
di Mario Lorenzo Passiatore
Dedito al lavoro e alla professione, non condivide quasi nulla della vita privata che abbiamo provato a scoprire. Ma ci sono tante aspetti del calciatore che ci mandano indietro nel tempo, a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ‘90
Khvicha, l’oro di Napoli. Uno così è difficile vederlo nel panorama europeo, specie per l’impatto che ha avuto da quando ha messo piede in città. Giuntoli ha fiutato l’affare per la prima volta nel 2019, sul taccuino dei talenti ci finisce un ragazzo georgiano dal cognome impronunciabile. Doppio asterisco, il giocatore è da monitorare e, soprattutto, da portare a casa senza divulgare informazioni. Sulla panchina del Napoli c’è Gattuso, l’approvazione è totale e per avere ulteriori conferme Rino chiama Kakha Kaladze, connazionale di Khvicha ed ex compagno di Rino al Milan.
Il parere è positivo, la relazione ancora di più. Giuntoli prova l’affondo ma il prezzo è fuori portata: 30 milioni di euro. Passa il tempo e il ragazzo rescinde con il Rubin Kazan a marzo 2022. E’ appena scoppiato il conflitto Russia-Ucraina, il giocatore riceve delle pressioni ed è costretto a rinunciare al contratto di cinque anni. Così torna in Georgia alla Dinamo Batumi, un passo indietro forse, ma uno in più verso Napoli che, con dieci milioni, (un terzo delle richieste del 2019), lo blocca e se lo porta a casa. I numeri sono buoni ma non straordinari, Giuntoli ci vede del potenziale dietro le prestazioni. Il giocatore può performare meglio con un tecnico come Luciano Spalletti, infatti sarà proprio così, non era mai partito forte come quest’anno.
Francesco Repice, noto radiocronista di RadioRai, ha spiegato che dal vivo è davvero una cosa diversa rispetto agli altri e ricorda vagamente nelle movenze quel ragazzotto di Belfast. Ha chiesto persino scusa per l’associazione a Best, ma ci sono dei tratti che lo riportano alla memoria di tutti. Noi abbiamo scelto sette elementi che fanno di Kvaratskhelia un giocatore d’altri tempi, un po’ anni ’80, un po’ anni ’90. Sicuramente ci sono delle caratteristiche che ci riportano indietro nel tempo.
Look
Vi
consigliamo di scorrere rapidamente la sua gallery di Instagram. Di capelli
ingellati neanche l’ombra. Dai primi calci al pallone ha sempre conservato
questo suo look pulito, lineare, quasi immacolato. Chioma giù, senza troppe
cose da sistemare. Da quando è arrivato a Napoli ha tirato su il ciuffo, ma
senza strafare nei preparativi, alla fine a Khvicha interessa respirare l’aria
del campo e creare problemi a chi si mette di traverso sulla sua strada.
Andatura
Se ha campo
davanti diventa letale. Sembra quasi trotterellare con la palla tra i piedi, ma
la cosa che più fa specie è che avanza quasi sempre a testa bassa. Nella corsa,
nell’andatura ricorda un po’ Pavel Nedved, spesso con la testa giù prima di
provare la soluzione finale. E’ quel tipo di giocatore con un paio di difetti
di fabbrica che lo rendono tremendamente riconoscibile, proprio come le icone
del passato. Khvicha, non rinuncia mai alla giocata, in un periodo in cui si fa
fatica a trovare esterni abili nel saltare l’uomo, lui attacca la profondità
dieci volte su dieci mettendo in costante imbarazzo il terzino di turno. Non
vive per la giocata, ma per la ricerca continua della superiorità numerica.
Calzettoni bassi
E’ fuori dal
tempo anche nel modo di presentarsi nel rettangolo verde. Calzettoni lunghi is
not the way. Eppure è la moda del momento, quasi a coprire ogni parte del corpo
sotto i pantaloncini. Come Kylian Mbappé o Titi Henry, tanto per citare due del
team “calzettoni sul ginocchio”. Khvicha si schiera nel gruppo rock anni ’90 o
primi 2000, con la stessa pettorina dei Rui Costa, Baggio, Totti e per i più
nostalgici Sivori e Graziani, ma qui bisogna spingersi oltre con la macchina del
tempo. Team “Fantasia al potere”, rigorosamente con i calzettoni bassi. Costi
quel costi, anche un calcione in più, fa parte dei rischi del mestiere.
Esultanze
Abbiamo
amato le esultanza iconiche, quelle che si ripetevano sistematicamente dopo
ogni gol. Hanno caratterizzato una fetta di infanzia, bastava un gesto per
identificare un calciatore. La linguaccia alla Del Piero, l’aeroplanino di Montella,
il violino di Gilardino o la mano che ruotava vicino all’orecchio di Toni.
Giusto per citarne alcune, Khvicha anche per questo ci riporta indietro nel
tempo. Lui che ha una passione smisurata per il basket e il suo idolo è Stephen
Curry. A Verona si è presentato con la classica esultanza “night night” della
stella dei Golden State. Mani giunte posate sulla guancia e ciao ciao. Anzi
buonanotte.
Outfit
Felpe,
camicie a quadri, jeans, la classica tuta e scarpe da ginnastica. Niente di non
conforme con la vita di un ragazzo di 21 anni. Nella sua estrema semplicità
vien fuori la naturalezza del giovane della porta accanto. Non ha nulla da
mostrare o far vedere fuori dal campo, nulla da ostentare, lontano dal lusso
sfrenato degli accessori: collane, bracciale, orologi. E più di una sensazione,
sembra sentirsi più a suo agio in pantaloncini, maglietta o tuta da lavoro.
Vita privata
E’ difficile
vedere tratti della sua vita extra-campo sui social. Condivide di rado le
emozioni del suo lavoro, già perché nelle interviste ha parlato di passione e
lavoro. E’ un approccio totalmente metodico e professionale. Per evitare
distrazioni ha chiesto e ottenuto una casa vicino al centro sportivo. Proprio
così, Kvaratskhelia vive a Castel Volturno. Ricorda vagamente per questa scelta un altro giocatore che
a Napoli ha scritto la storia e ispirato diverse icone dei presepi con la sua
cresta: Marekiaro, Marek Hamsik. Khvicha si è separato fisicamente da Nitsa, la
sua fidanzata, che studia in Georgia e diventerà medico prossimamente. Ha
scelto di concludere gli studi a casa, rimandando ogni valutazione
successivamente. Nella normalità di Kvaratskhelia c’è anche un rapporto
a distanza, fatto di sacrifici, promesse e voli prenotati.
Rapporto con i media
Riservato,
introverso, geloso della sua quotidianità e poche chiacchiere sui giornali. Il
perfetto antidivo fuori dal campo che vivrebbe tranquillamente senza le storie
di Instagram o i video di Tik Tok. E’ sempre un calciatore figlio del suo
tempo, per carità, ma con i social ha un rapporto sereno e distaccato: viene da
un mondo dove la fame di emergere batte 3 a 0 quella di apparire.
di Mario Lorenzo Passiatore
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