“Pavimento
scivoloso, pericolo caduta”. E’ il cartello che immaginiamo all’ingresso della
Continassa nelle prima estate bianconera di Thiago Motta. La Juve in questo
momento è un cantiere: tra progetti vivi, cessioni da compiere (tante),
acquisti da portare a casa (ancora troppi) e il timer che corre.
Ci sono gli
esuberi certificati, quelli dichiaratamente evidenziati da Motta, ma anche per
volere esplicito della società. E’ l’aspetto meno sottolineato: “Motta taglia”,
“Motta cuce”, “Motta mette alla porta”, come se l’allenatore (l’ultimo
arrivato) avesse le chiavi esclusive del progetto tecnico.
Motta in
realtà esprime e condivide, ma assorbe anche alcune decisioni già maturate
prime del suo arrivo. Il famoso reset imposto da Elkann e trasmesso al
direttore Giuntoli, capo esecutivo del nuovo corso. Le esigenze più spinose sono quelle legate ai contratti
dove l’allenatore ha avuto pochissima voce in capitolo: l’esempio chiaro ed
evidente è il caso Rabiot. Dopo il primo tentativo di mediazione, il francese
ha rifiutato il contratto chiedendo la luna e qui gli aspetti tecnici contano
davvero zero, di fronte a una situazione ereditata dal passato.
Anche il
caso Chiesa prescinde dalle considerazioni di Motta, la società aveva già
tratto le sue conclusioni dopo i primi approcci per il rinnovo in primavera,
quando l’esterno della nazionale ha risposto picche chiedendo addirittura
l’aumento, rispetto ai quasi sei milioni percepiti. Un po’ come Conte a Napoli, ha trovato Osimhen con la valigia chiusa (è
ancora lì) e non ha avuto modo di incidere su decisioni già prese prima del suo
arrivo. Il diktat di De Laurentiis era chiaro dal giorno zero.
In egual
misura, Thiago Motta ha espresso pubblicamente l’idea che dall’alto hanno maturato
almeno su alcuni elementi della rosa. Szczesny e Chiesa hanno un contratto in
scadenza nel 2025: sono “deprezzati” per via delle gestioni contrattuali pregresse e che
prescindono dalle parole di Motta. Il problema del polacco è l'ingaggio: chi prende un portiere da 6,5 milioni annui a dieci mesi dalla scadenza contrattuale?
Si è
innescata una caccia al responsabile, racchiusa nelle dichiarazioni del tecnico
che ha dato la certezza di alcune decisioni, già nell’aria da oltre un mese di
ritiro. Sarebbe più opportuno chiederne contezza prima a Giuntoli e poi all'allenatore. E forse, una parte dei media cerca le risposte degli ultimi tre anni in
meno di un mese di Motta, senza neppure avere il tempo di lavorare. “Pavimento
scivoloso”, sicuramente, “Lavori in corso”, certamente più appropriato. A
proposito di segnali e cartelli durante il percorso.
di
Mario Lorenzo Passiatore