Capello senza freni, tra
confidenze, gioie e litigi. Ha ripercorso buona parte della sua carriera in un’interessante
intervista rilasciata al Corriere della Sera. Dalle esperienze da calciatore
sino a quelle da allenatore, con una serie di aneddoti curiosi che non aveva
mai raccontato. Il primo passaggio non poteva che essere sul gol storico
siglato in Inghilterra con la maglia della nazionale.
“Il gol a Wembley il punto più alto della
carriera da giocatore? Quella rete del 1973 che ha propiziato la prima vittoria
dell’Italia in Inghilterra, ebbe anche un significato sociale. La dedicai ai
ventimila camerieri presenti allo stadio, come i nostri connazionali erano
stati ribattezzati".
Con i calciatori non sempre il
rapporto è stato idilliaco, spesso caratterizzato da continui alti e bassi. Specie
con quelli più estrosi. Quando si stabiliscono delle regole, si firma un patto
di spogliatoio e tutti devono rispettarle, altrimenti si rischia di finire nel
caos.
“Con Gullit quasi venni alle mani, non ricordo se
per un ritardo. Sono rigido nel pretendere il rispetto delle regole, ai miei
giocatori dicevo di trattare gli inservienti come volevano che i loro genitori
venissero trattati dagli altri".
Sono tanti i campioni che ha
avuto la possibilità di allenare nel corso della sua carriera, ma sul migliore
per talento naturale, sembra proprio non avere dubbi. “Il migliore che ho allenato è stato Ronaldo, “Il Fenomeno”.
di
Mario Lorenzo Passiatore