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La lezione di Pioli e Spalletti ad Inzaghi

di Redazione

Foto di Wikimedia Commons

Pubblicato il 20/03/2022

Ultimo turno di campionato prima della pausa per l'importante spareggio Mondiale per l'Italia di Roberto Mancini. Milan e Napoli vincono, l'Inter arranca nuovamente e la vetta è lontana sei punti (con una partita in meno). Una lezione per Inzaghi che arriva proprio dai rivali diretti per il titolo.

Ci avviciniamo alla settimana fondamentale per la Nazionale italiana di Roberto Mancini che giovedì sera cercherà di strappare il pass per la finale degli spareggi Mondiali contro la Macedonia. Una partita importante che in caso di vittoria ci permetterebbe di affrontare una tra Turchia e Portogallo, con lo spettro Cristiano Ronaldo sulla via per il Mondiale. In quest'ultimo turno di campionato, restando concentrati sull'obiettivo Scudetto, vincono Milan e Napoli, arranca l'Inter che non va oltre il pareggio contro la Fiorentina a San Siro. L'ennesimo stop nerazzurro permette al Milan di volare in testa a più sei sui nerazzurri (che devono recuperare il match contro il Bologna) e a più tre sul Napoli che viene trascinato dal solito Osimhen. L'Inter continua a perdere punti per strada, sette punti nelle ultime sette partite di campionato, dopo il derby perso la squadra sembra aver subito una botta psicologica importante. Ma soprattutto terza partita senza vincere quando in campo non c'è Brozovic, ago della bilancia del gioco nerazzurro. Ma non può essere assolutamente un alibi. 

L'assenza del croato si è fatta sicuramente sentire ma l'Inter non ha proposto nessuna variante di gioco o tattica. Contro il Sassuolo, partita persa a San Siro, Inzaghi ha proposto Barella basso, contro il Torino è stato il turno di Vecino mentre contro la Fiorentina ha giocato Calhanoglu in cabina di regia. Nessuno ha le caratteristiche del croato, il risultato ovviamente non è stato lo stesso. Soprattutto perché in tutte e tre le partite l'Inter è stata aggredita alta. Inzaghi non ha trovato alcun rimedio, non puoi pensare di affidarti ad un solo giocatore. Sia chiaro, non parliamo di un cambio di modulo ma l'impostazione della squadra può e deve avere più varianti. Il lancio lungo va bene se hai ancora Dzeko in campo, altrimenti diventa inutile con Sanchez e Correa. 

Da questo punto di vista c'è da fare applausi ai rivali Pioli e Spalletti. Entrambi spesso hanno dovuto sopperire ad assenze importanti, il primo si è trovato senza mezza difesa, Kalulu è stato spostato centrale e si sono visti risultati incredibili. Pioli ha visto che Diaz non è in forma da un po' di tempo e ha provato Kessie trequartista mascherato, perdendo sicuramente qualcosa a livello qualitativo ma compattando il centrocampo. Per non parlare dei movimenti di Theo Hernandez che spesso si ritrova a centrocampo nella zona centrale per tagliare in due la difesa avversaria. Il Milan si è trovato anche senza una punta centrale con Ibra e Giroud che hanno avuto problemi fisici. L'ambiente si è compattato e la squadra ha saputo reagire alle avversità. 

Spalletti dal canto suo ha giocato praticamente tutto gennaio senza i giocatori africani. E perdere Anguissa in quel particolare momento è stata dura. Osimhen è mancato per diverse partite a causa dell'infortunio subito al volto dopo il match contro l'Inter, il Napoli ha subito la botta psicologica, ha vacillato ma non ha mollato la presa. Oggi si ritrova con l'ex Lille scatenato che arriva da due doppiette consecutive. E il Napoli è a meno tre dal Milan nonostante la sconfitta nello scontro diretto di tre giornate fa. 

Tutto questo per dire che l'Inter sembra davvero alle corde, i tifosi sperano che la sosta possa rigenerare una squadra che ha perso identità e soprattutto certezze. Il problema è che dopo la sosta ci sarà la trasferta a Torino contro la Juventus che ha tutta la voglia di continuare il suo percorso di risalita in classifica e chissà che non possa togliere ancora punti ad una squadra, quella nerazzurra, lontana parente di quella vista e ammirata ad inizio stagione. Ed è qui che dovrà intervenire Inzaghi per dimostrare di essere un allenatore da Inter.

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