Calcio Estero

Mondiali, Trezeguet racconta i segreti di Francia '98: “Restammo due mesi in ritiro e...”

19/11/2022

di Mario Lorenzo Passiatore

All’alba di un nuovo Mondiale, l’ex attaccante della Juve ha rilasciato un’interessante intervista a Sportweek, ricordando il successo di Francia '98 e poi ha parlato delle sue favorite. “Io, Henry e Vieira eravamo ventenni e la nostra fortuna fu che i più anziani non ci misero pressione addosso…”

La Francia punta a confermarsi, dopo il successo del 2018 i transalpini vogliono fare il bis in Qatar, ma non sarà facile perché è una squadra che è cambiata tanto, soprattutto a centrocampo rispetto all’ultima kermesse internazionale: non ci saranno infatti Pogba, Kanté e Matuidi. Chi per questioni anagrafiche, chi per infortunio. Resta una squadra estremamente competitiva ed è tra le favorite del torneo. “I Bleus sono il team con più alternative in attacco, ma Messi meriterebbe di chiudere con una coppa del Mondo, servirebbe a tutto il paese”. Sono le prime parole di David Trezeguet a Sportweek, ma se dovesse scegliere a chi dare la sua preferenza: “Dico Mbappé, quindi Francia".

E’ stato un modo per tornare indietro nel tempo, per lui che una finale l’ha vinta a 21 anni e una l’ha persa nel 2006 contro l’Italia, complice un proprio un suo errore dal dischetto. Ne ha approfittato per parlare della vittoria dei transalpini, in finale contro il Brasile, raccontando i segreti di quella squadra.
“Blanc, Deschamps, Barthez, Desailly, Zidane. Ognuno di loro quando apriva bocca diceva una parola importante. Restammo due mesi in ritiro, non c’erano i social, parlammo molto, più di quanto si fa oggi”.

I senatori del gruppo aiutarono i più giovani a integrarsi nel gruppo senza caricarli di responsabilità. E quando furono chiamati in causa, diedero un contributo determinante per la vittoria del Mondiale.
“Io, Henry e Vieira eravamo ventenni e la nostra fortuna fu che i più anziani non ci misero pressione addosso, ci chiesero soltanto di dare entusiasmo. Il risultato fu che, nella serie di rigori che decisero i quarti contro l’Italia, io ed Henry tirassimo dal dischetto in tutta tranquillità. E facemmo gol. I giovani vanno lasciati fare, anche a costo che sbaglino. Tanto, i giocatori intelligenti imparano dai loro errori”.

di Mario Lorenzo Passiatore

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